Con che faccia il nostro Paese si presenta agli occhi dell’Europa ?

XVI LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell’Assemblea
Seduta n. 513 di martedì 6 settembre 2011

Discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2011, sul Programma di lavoro della Commissione europea per il 2011 e sul Programma di 18 mesi del Consiglio dell’Unione europea presentato dalle Presidenze polacca, danese e cipriota

(Doc. LXXXVII-bis, n. 1-A) (ore 15,40).

(Discussione sulle linee generali – Doc. LXXXVII-bis, n. 1-A)

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l’onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, le giornate che stiamo vivendo sono, per il nostro Paese, ancora più drammatiche di quelle, già difficili, che l’Europa vive. I listini europei hanno bruciato ieri 250 miliardi di euro; la Borsa di Milano è tornata ai minimi del marzo 2009. Il numero uno designato della Banca centrale europea, l’italiano Mario Draghi, avverte l’Italia che il salvifico intervento sui BTP effettuato dall’Eurotower non va più dato per scontato. La Cancelliera Merkel, che aveva salutato con manifesta simpatia l’insediamento del Governo guidato da Berlusconi, ha messo all’indice l’Italia con la Grecia, per la scarsa credibilità degli interventi di risanamento sui suoi conti pubblici. Prendere dunque la parola oggi, in quest’Aula, per discutere la relazione sul programma di lavoro della Commissione per le politiche dell’Unione europea e sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, entrambe relative all’anno 2011 – giunto, come credo tutti siamo in grado di verificare, all’ultimo scorcio del suo terzo trimestre – impone una riflessione preliminare.

Può l’Italia continuare ad essere considerata il ventre molle dell’Europa? Chi è responsabile di questa situazione? Chi, nel recente passato, ha operato come fecero Prodi e Ciampi, perché il Paese ritrovasse il proprio orgoglio e riscoprisse la propria forza, tanto da entrare nell’euro quando nessuno, o quasi nessuno, in Europa, credeva che questo fosse possibile? O chi ha denigrato l’Europa e ha denigrato l’euro per miseri interessi di parte, per miopi e spaventate visioni del mondo e del futuro, e non avendo compreso il grande potenziale dell’Europa, non solo non ha saputo onorare i padri fondatori dell’Europa, gli italiani De Gasperi e Spinelli, non solo non ha voluto lavorare per renderla più forte, ma si è assunto la responsabilità di porre l’Italia tra i partner più deboli del sistema europeo?

La relazione che la maggioranza ha presentato, a firma del presidente Pescante, dovrebbe dunque iniziare con un giudizio nettamente e duramente negativo nei confronti del Governo che essa esprime, e che ha atteso otto mesi per nominare il nuovo Ministro per le politiche comunitarie, testimoniando con ciò, quando la crisi internazionale era già presente e ben viva, la sua scarsissima attenzione all’Europa. È vero, la speculazione internazionale, che si abbatte sulle Borse europee e deprime la nostra economia, è stata certamente facilitata da una debole politica europea. Se ci fosse stato un vero coordinamento europeo nell’affrontare la crisi, fin dal suo affacciarsi con fragore greco, non saremmo in queste condizioni, perché la crisi mette in ginocchio i Paesi ponendoli sotto attacco uno per uno, nella loro debolezza di nazione singolarmente intesa. Ma la crisi ha trovato Paesi a spese dei quali è stato ben più facile ottenere guadagni derivanti da speculazioni. L’Italia, purtroppo, è tra questi.

Ciò avviene a causa della non credibilità di chi la governa. Questa maggioranza ha, dunque, due responsabilità: non avere fatto e non stare facendo in Europa la propria parte e non avere lavorato a casa propria, prendendo le decisioni adeguate in termini di risanamento dei bilanci come richiesto dall’Europa.

Occorre recuperare credibilità e fiducia, ci ha avvertito ancora una volta il Presidente Napolitano, che dell’Europa è stato sempre un fermo ed intelligente sostenitore e che in Europa porta ancora oggi, per fortuna, il volto migliore di questo Paese. Credibilità e fiducia possono e devono essere promosse da tutti coloro che hanno a cuore il destino del proprio Paese.

Anche in questa occasione – mi rivolgo a lei, signor Ministro, dandole anch’io il benvenuto – con questa relazione dobbiamo trasmettere al Governo la volontà e la determinazione di questo Parlamento a restituire all’Italia il suo ruolo in Europa, rendendola credibile agli occhi appunto di chi ci guarda dall’Europa. Vanno completate le regole economiche, che ancora non lo sono, l’integrazione a 27 va portata avanti senza ulteriori ritardi, parlando finalmente con una sola voce. L’Europa che vogliamo, che avremmo voluto, non esporrà i Paesi individualmente ai colpi degli speculatori, che aspettano solo una mossa falsa per muoversi.

Via libera dunque, agli Euro Union Bond, ma anche rigore e rispetto dentro casa degli impegni presi e assunti in sede europea. A questo riguardo voglio segnalare due paragrafi della relazione che giudico insufficienti: laddove si affronta il tema dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia non ci si può limitare ad affrontarlo in chiave di rafforzamento delle sole politiche di sicurezza interna all’Europa. L’immigrazione non è solo un problema di sicurezza, non è un problema di sicurezza. Occorre, dunque, prefigurare un piano d’azione interno sull’immigrazione legale, in coerenza con quanto contenuto nel programma della Commissione europea che contempla un piano complessivo ai fini dell’integrazione e dell’immigrazione legale, ma anche in coerenza con quanto altri Paesi europei stanno facendo. Anche su questo, invece, l’Italia governata da questa destra ha coltivato solo le paure, per restare al potere senza risolvere alcun problema. Noi siamo stati costretti ad assistere al voto, prima della pausa estiva, di un vergognoso provvedimento che prolunga la detenzione nei CIE, trasformati in prigioni per donne e uomini condannati per ciò che sono e non per ciò che hanno fatto.

Nella relazione ancora è assente un riferimento esplicito alla necessità di sollecitare l’approvazione di un sistema di diritto di asilo europeo, con la creazione di un’area comune di protezione e solidarietà basata su una condivisa procedura per la richiesta e l’ottenimento dell’asilo, in linea con i valori fondamentali e gli obblighi internazionali dell’Europa. Un obiettivo ben lontano, se siamo costretti a prendere atto che neppure per i bambini e i minorenni sbarcati a Lampedusa nei mesi scorsi e tutelati dalla Convenzione di New York si è stati capaci di proporre qualcosa di diverso da una prigione. Come pensate che possa risultare l’immagine di un Paese agli occhi dell’Europa, del quale si è costretti a leggere notizie come quelle riportate da l’Espresso, che denuncia la prigione dei bambini a Lampedusa?

Noi riteniamo che il mancato rispetto della legalità e dei diritti fondamentali degli immigrati, ovviamente con particolare riguardo alla condizione dei minori e delle donne, ci ponga fuori dall’Europa. Infine, un’ultima grave lacuna nella relazione: la lotta alle discriminazioni di genere e alle pari opportunità. Anche qui faccio appello a lei, signor Ministro, perché davvero senta come un suo obiettivo e un suo impegno quello di rispettare la strategia «Europa 2020» che fissa un tasso di occupazione femminile al 75 per cento. L’Italia, dopo Malta, si fregia in Europa del tasso di occupazione delle donne più basso.

È dimostrato invece che con maggiore impiego dei talenti femminili la produttività e la crescita aumenterebbero. Noi, invece, che facciamo? Praticamente nulla, addirittura lo dimentichiamo nella nostra relazione.

Quanto alle discriminazioni, a misurare la nostra distanza dall’Europa basta ricordare che quest’Aula ha respinto qualche tempo fa le norme antiomofobia. È grave che anche questo non sia previsto nella relazione

(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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