Zampa: «Bene il testo attuale È giusto che si abbiano figli a pieno titolo»
Intervisa di Dino Martirano a Sandra Zampa su Il Corriere della Sera del 6 gennaio 2016
ROMA Sandra Zampa, vicepresidente della commissione per i Problemi dell’ infanzia, è una deputata del Pd che già nel 2007 si occupò per conto dell’ allora presidente del Consiglio Romano Prodi della comunicazione sui Dico (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi): quel disegno di legge governativo, duramente osteggiato da alcuni settori del mondo cattolico, non vide mai la luce anche a causa dell’ interruzione anticipata della legislatura.
Il progetto di Prodi era più o meno spinto rispetto all’ attuale schema di unioni civili?
«Era di sicuro meno spinto rispetto al testo attuale».
Adesso lei ritiene praticabile la via della stepchild adoption?
«Purtroppo, ho notato che raramente si affronta questo tema partendo dal punto di vista del minore, da quello che viene definito il “superiore interesse del minore”. Anzi, ho l’ impressione che il diritto minorile, che negli anni dello sviluppo economico ha fatto incredibili passi in avanti, ora vada incontro a una battuta di arresto. Ci si ferma anche dopo l’ adesione dell’ Italia alla convenzione Onu che indica nel “superiore interesse del minore” la bussola da adottare per il mondo degli adulti. Per questo è consigliabile la stepchild adoption che crea un figlio a pieno titolo e dunque piena responsabilità per i genitori».
Non basterebbe l’ affido rafforzato?
«No, con l’ affido rafforzato si creerebbe l’ ennesima discriminazione tra bambini di serie A e bambini di serie B. Ci sarebbe un’ altra categoria speciale di figli. Ecco, per motivi che riguardano gli adulti e in nome di un valore astratto, si finirebbe per fare pagare il prezzo alla categoria dei più deboli».
Con la stepchild adoption c’ è il rischio di alimentare le gravidanze per conto di terzi?
«Credo che questo sia un argomento privo di realismo. È un tema sbandierato per incutere paura».
Fa bene Renzi a lasciare la libertà di coscienza?
«Sì, è doveroso farlo».