Vi segnalo la lettura davvero significativa del volume di Miguel Gotor, “Aldo Moro. Lettere dalla prigionia“, uscito per i tipi Einaudi, nella collana “Gli struzzi”.
A trent’anni dalla morte del grande statista e uomo politico che tanto profondamente ha segnato la storia della Democrazia Cristiana, e la vita stessa della Repubblica, questo saggio offre un contributo innovativo alla comprensione non solo del caso Moro, per certi versi ancora non del tutto chiarito, ma della storia degli anni Settanta del nostro Paese.
Gotor, storico dell’Inquisizione, affronta l’epistolario dei 55 giorni di prigionia di Moro con la lucidità e il rigore propri della ricerca storica senza indugiare in dietrologie o prese di posizione di parte. Al lettore è offerta una lettura densa, complessa e integrale delle lettere. Attraverso un puntiglioso lavoro filologico le lettere dalle proigionia riacquistano la loro autenticità e tutta la loro drammaticità.
Forse ciò che più colpisce, soprattutto per chi visse quel momento storico così tragico per il nostro Paese, è la lucida ricostruzione dei tanti, e da più parti condotti, tentativi di strumentalizzazione del loro contenuto. Lo storico dimostra quanto assurda fosse l’idea, ancora oggi non del tutto scomparsa, di brigatisti messi con le spalle al muro difronte alla linea della non trattativa dello Stato e del governo, fino alla tragica decisione di uccidere il prigioniero. Si ricompone sotto gli occhi del lettore il quadro politico di allora nel quale, ancora una volta, è Moro, il suo pensiero, il suo ragionare lucido, a elevarsi sopra ogni altro. Mentre da una parte l’opinione pubblica durante quei 55 giorni andava credendo, e si lasciava che lo credesse, che Moro fosse divenuto fragile e fosse solo un uomo impegnato a salvare se stesso prima che la ragion di stato, il prigioniero tentava di fare arrivare agli uomini del suo partito, ai politici e a tutti noi, “un messaggio autentico … che avrebbe richiesto un livello più profondo di lettura”.
Anche se ancora non siamo in grado di sapere quanto Moro fosse consapevole dell’inganno delle BR che, attraverso un “gioco beffardo” scaricarono su di lui la responsabilità di una trattativa che pubblicamente negarono, ma che invece segretamente condussero, possiamo con certezza, grazie a questo attento lavoro di analisi di Gotor, rileggere l’epistolario di Moro con la rinnovata consapevolezza di essere davanti ad un fluire straordinario e prezioso di ragionamento politico e di pensiero morale.
Questo volume restituisce a tutti noi l’immagine di Aldo Moro, dopo trent’anni dalla sua scomparsa, così perfettamente espressa dalle sue stesse parole “Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa.