Mettiamo in cima i diritti dei minori
Chi davvero si è ricordato della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia nel caso del bambino conteso di Cittadella? La legislatura che si conclude vede l’Italia fare passi indietro
Articolo di Sandra Zampa su Famiglia Cristiana del 24 ottobre 2012
«In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente», (Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, art. 3). Chi si è ricordato di questo sacrosanto principio nella vicenda di Leonardo, il bimbo di Cittadella trascinato a forza su una volante della polizia, in un frastuono di grida angosciante? Quale giudice, assistente sociale, agente di polizia, esponente politico, giornalista, padre, madre si è davvero interrogato non solo in quelle ore e nei giorni seguenti, ma anche nei mesi che l’hanno preceduta su quale fosse “l’interesse preminente” di Leonardo prima di farlo precipitare in tanta sofferenza?
E’ da questa domanda che dovremmo muovere per comprendere cosa non ha funzionato nel caso di Leonardo come in quello di tante altre bambine e tanti altri bambini – si stima che i figli “contesi” siano in Italia circa 10.000 – vittime di separazioni conflittuali e di sentenze incapaci di riconoscere il primato della tutela dei minori. Come non ricordare il giudizio di Re Salomone che riconosce la vera madre del bambino conteso dall’intensità di un amore tanto grande da spingersi fino al sacrificio della rinuncia alla potestà? Potrà il caso di Leonardo insegnarci qualcosa per evitare in futuro che la stessa sofferenza tocchi ad altri bambini come lui? Quale è il compito di chi, per il ruolo che occupa in Parlamento, è chiamato ad affrontare vicende come questa? Andare in televisione a gridare a propria volta? Scendere in piazza sparando nel mucchio contro giudici, psicologici e case famiglia (spesso unico baluardo di protezione di minori poveri, maltrattati e abbandonati)? O, invece, cercare di comprendere dove sono le falle normative che stanno all’origine dei problemi e porvi rimedio?
Su questi temi la legislatura che si sta concludendo ha visto il nostro Paese fare passi indietro non solo in termini economici e sociali (situazione che già sta penalizzando migliaia di bambini e adolescenti) ma anche culturali: il tema dei diritti dei minori che era andato affermandosi, sembra oggi indietreggiare. La crisi morde e sono i più fragili a pagare, in testa a tutti i bambini. Le leggi che li riguardano restano al palo e quando arrivano al vaglio delle commissioni parlamentari e dell’aula prevale sempre l’interesse di qualche categoria o la necessità. Non si parte mai dall’interesse “superiore” che è quello dei minori e i loro diritti si trasformano in diritti minori. Faccio mie le parole del Garante nazionale dell’Infanzia, Spadafora: tra le tante riforme necessarie, l’Italia ha estremo bisogno di quella della giustizia minorile.
Proprio in queste settimane la Commissione Bicamerale per l’infanzia (che a sua volta ha necessità di una radicale riforma per poter funzionare efficacemente) ha avviato un’indagine conoscitiva per comprendere problemi e potenzialità del sistema. Ma il tempo stringe, occorre far presto. La ministra Paola Severino ha dato un segnale positivo nominando, nello scorso mese di luglio, dopo un vuoto lunghissimo, la nuova capo Dipartimento della giustizia minorile, Caterina Chinnici, magistrato di grande esperienza nel campo. Ne faccia altri invitando il Governo a mettere, una volta tanto, i minori in cima alle priorità dell’agenda politica. In un Paese capace di crescere i suoi figli, ogni suo cittadino vivrebbe meglio.
Sandra Zampa, capogruppo Partito Democratico nella Commissione Bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza