“Romano affossato da chi tratta sempre con B.”
Intervista di Wanda Marra a Sandra Zampa su il Fatto Quotidiano del 30 agosto 2013
“Sicuramente ci fu una vera e propria macchina da guerra, per affossare Prodi e Bersani. La proposta dell’ex segretario di eleggere il Professore al Quirinale è l’ultima di una serie di questioni che non sono mai state discusse nei luoghi in cui questo dovrebbe avvenire. Ma improvvisamente gli viene messo tutto in carico. “Adesso tu te ne vai. Facciamo fuori Prodi e facciamo fuori te”. Gli viene messo in conto di non aver riproposto Marini, e di non aver messo in campo D’Alema e altri”. Sandra Zampa di Romano Prodi è stata portavoce. Ora è deputata e dei giorni che portarono alla rielezione di Napolitano ha un ricordo vivido e disgustato. Tanto che su quella vicenda sta scrivendo un libro. “Credo che dobbiamo fare una grande riflessione, perché quella storia ha messo in discussione i punti fondamentali del Pd e del suo rapporto col Paese”.
Onorevole Zampa, quando partì la macchina?
Nella notte, quando si ebbe la certezza che Prodi era il candidato.
Chi la guidò?
Ci fu più d’una regia. E una all’insaputa dell’altra. Gruppi che si mossero autonomamente perché tutto fallisse. Ci fu anche un percorso esterno al Pd in questa direzione.
A chi si riferisce?
Al Movimento 5 Stelle per cominciare. Ci sono dichiarazioni della Lombardi che – anche se loro restarono su Rodotà – definì Prodi una gran bella cosa. Poi quando saltò fuori il nome di Romano loro chiusero. Vorrei ricordare la storica frase di Grillo quando paragona Prodi a Pertini. Non so che gioco fosse il suo, se l’unica cosa che gli interessasse fosse far saltare il Pd. Se è così, è piuttosto risibile come obiettivo,anche perché poi s’è fatto saltare da solo. Senza contare il pesante ruolo di Scelta Civica. E dire che Monti è stato commissario europeo con Romano, da lui molto valorizzato. Monti fece votare la Cancellieri, la tipica espressione di un moderatismo la cui identità e profilo mi sono sempre stati oscuri. Quelli che abbandonarono i banchi lo fecero sapendo che così si sarebbero visti di più i casini nel Pd. Ma ci fu anche una grande imperizia.
Nel senso che Bersani non costruì la candidatura di Prodi?
Sì, ma non solo. Bersani non aveva neanche il polso della situazione. Il giorno in cui pianse o quasi in aula durante la rielezione di Napolitano per me è indimenticabile. Anche perché era circondato da persone che non gli hanno fatto del bene. È davvero sconcertante che un partito possa produrre una cattiveria e un odio così feroci. Anche la durezza politica deve avere dignità. Mi resterà per sempre in mente l’sms di una collega che, quando dissi di voler lasciare il Pd, mi scrisse: ”Sono 101 ratti che hanno colpito nel buio”. Si accompagna alla lettera di un nostro militante a tutti noi parlamentari: ”Dopo aver ucciso Prodi, suicidatevi nelle fogne”.
Si racconta che la mattina in cui ci fu la proclamazione di Prodi si doveva votare tra lui e D’Alema.
Il nome di Prodi si doveva votare . Ma a me risulta che poco prima di andare al Capranica era stata stoppata l’idea di D’Alema di un voto tra più nomi.
E quindi tra i registi dell’affossamento ci furono i dalemiani?
La loro è una delle mani. Per le altre sono stati tirati in ballo i fioroniani che si vendicavano dell’affossamento di Marini, i giovani usciti dalle primarie, i renziani. I cattolici di certo sì. I giovani delle primarie furono pochissimi. Poi ci sono quelli che pensavano fosse meglio un’altra strada. Ma i renziani in questa vicenda non sono stati una componente organizzata. Renzi non aveva interesse.
Quella mattina al Capranica aveva percepito qualcosa?
No, io ero uscita di lì molto colpita dalla standing ovation. Tant’è vero che mandai un sms al Prof dicendo che il suo nome era stato accolto in modo commovente. Poi a un certo punto ho capito che era partita un’altra macchina. È stato abbastanza sconvolgente per chi quella mattina era lì senza fingere.
Prodi e Bersani si sono sentiti dopo?
Si sono rivisti vicino a Bologna per un’inaugurazione dell’Alta velocità. Romano ha detto che i sentimenti personali vanno distinti dalle altre cose.
Nell’immediato fu molto duro con Bersani.
Disse: ‘Chi mi ha portato fin qui adesso si assume la sua responsabilità’. Ce l’aveva con chi l’aveva portato a ritirare la sua candidatura.
Chi sono i 101?
Intanto sono di più: tra i 115 e i 120. Ma i nomi non li farò mai. Mi aspetto che un giorno uno di loro li renda noti. Il problema non sono i nomi, ma l’orientamento.
Cioè?
L’orientamento a trattare con Berlusconi. Che è l’opposto di come è fatto Prodi. Secondo me ha sempre vinto perché non ha mai aperto una trattativa con lui. Come invece fanno gli altri.
Lo salveranno?
Penso di no. Se invece vogliono schiacciare il bottone dell’autodistruzione finale, allora sì.
Salve, è difficile dare un giudizio! Ma questo che ho letto lo avevo già intuito e ragionato e siamo abbastanza d’accordo con gli iscritti alla pagina di FB “Bersaniani: quello che detto si è si” Pag chiusa. Tutto ciò che è scritto nell’articolo è vero. Basta sapere i nomi delle varie correnti e si sanno subito i nomi. Ci vuole solo una conferma! Si sanno che sono i Dalemiani, i Fioronani, i Renzi, e non credo che sia poi tanto difficile. Voglio rassicurare quelli che hanno paura di sputtanarli, noi sappiamo chi sono come lo sapete voi. Perciò fate le regole di cambiamento e poi tirateli fuori. Il Pd dewve aver paura dei propri compagni e non degli avversari. Ma su può??
i franchi tiratori sono talmente vigliacchi che non si autodenunceranno mai!!! noi elettori invece dovremmo scovarli, e non eleggerli mai piu’!!!!!