Ratifica ed esecuzione dell’Accordo istitutivo della Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, con Allegati, fatto a Pechino il 29 giugno 2015
Relazione di Sandra Zampa del 18 maggio 2016
Discussione sulle linee generali A.C. 3642-A
Signora Presidente, la Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture, che da questo momento in poi indicherò con l’acronimo AIIB, è stata istituita il 29 giugno 2015, con la firma, a Pechino, dell’Accordo da parte dei delegati tra i 57 Paesi aderenti. Tra i membri fondatori, venti sono non regionali e, tra questi, vi sono quattordici Paesi dell’Unione europea (tra gli altri, oltre all’Italia, vi sono la Germania, la Francia, il Regno Unito, la Spagna e la Svezia) tre Paesi europei non UE (Svizzera, Norvegia e Islanda) e tre paesi extra-europei (Brasile, Egitto e Sudafrica). La banca, che si unirà, al momento della sua operatività, alla famiglia delle istituzioni finanziarie multilaterali, ha il compito di promuovere lo sviluppo economico sostenibile dell’Asia, attraverso investimenti in infrastrutture. Energia, trasporti, telecomunicazioni, infrastrutture rurali, sviluppo e logistica urbana sono i settori nei quali si concentreranno le operazioni. Sono finanziabili interventi in tutti i Paesi membri ed eccezionalmente anche in Paesi non membri, qualora questi interventi fossero riconosciuti nell’interesse dei primi.
Sollecitata soprattutto dai donatori, la banca sta lavorando in stretto contatto con le altre banche di sviluppo multilaterali e, in particolare, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, con la Banca europea per gli investimenti, con il gruppo della Banca mondiale e con l’Asian development bank, guidata dagli Stati Uniti e dal Giappone, che, significativamente, non solo non hanno aderito alla nuova istituzione finanziaria multilaterale, ma hanno anche assunto una posizione critica.
Perché è necessaria un’altra banca multilaterale per lo sviluppo ? È stato bene illustrato dal suo presidente, dal presidente dell’AIIB, Jin Liqun, il quale ha ricordato che il ruolo e l’importanza dell’Asia sulla scena internazionale sono straordinariamente aumentati, ma che la regione deve affrontare gravi carenze infrastrutturali e strozzature spinose. Proprio in questo, tra l’altro, risiede la opportunità per il nostro Paese di essere tra i soci fondatori.
Il capitale iniziale della banca è indicato in 100 miliardi di dollari, di cui il 20 per cento da versare. Ai Paesi regionali è riservata una quota del 75 per cento, mentre il rimanente 25 per cento è sottoscritto dai Paesi non regionali. Le quote di partecipazione dei singoli Paesi sono state determinate mediante una formula che fa riferimento al PIL di ciascun Paese. Il maggior azionista è la Cina, seguita da India e da Russia. Con una quota pari al 2,57 per cento del capitale, l’Italia è il quinto Paese non regionale, dopo la Germania, la Francia, il Brasile e il Regno Unito. La sede della banca è a Pechino e si prevede che le operazioni abbiano inizio nel corso di quest’anno.
Gli articoli del disegno di legge sono tre. I primi due contengono le consuete disposizioni circa l’autorizzazione alla ratifica e l’ordine di esecuzione. L’articolo 3 indica la quota di partecipazione del nostro Paese, fissata in 2.571.800.000 dollari statunitensi, di cui l’80 per cento costituito da capitale a chiamata e il 20 per cento da capitale da versare.
Nel corso dell’esame in sede referente, la Commissione affari esteri ha introdotto due emendamenti, che recepiscono condizioni poste dalla Commissione bilancio ai fini dell’osservanza dell’articolo 81 della Costituzione e che sono volti a precisare meglio la copertura finanziaria del provvedimento di ratifica. Ricordo, a tale proposito, che la quota di partecipazione italiana viene stimata in 515 milioni di euro, dei quali 206 milioni di euro nell’anno 2016 e 103 milioni di euro dal 2017 al 2019.
Una rapida conclusione dell’iter di approvazione del disegno di legge di ratifica consentirà al nostro Paese due importanti il raggiungimento di due importanti obiettivi: l’attribuzione di seicento ulteriori voti, voti che si aggiungono, quindi sono in eccesso rispetto a quelli derivanti dalla partecipazione azionaria in senso stretto; ma altrettanto rilevante appare – è questo il secondo importante obiettivo, la ragione per cui è urgente arrivare in fondo a questo provvedimento – che la ratifica e la sottoscrizione delle quote, auspicabilmente entro la scadenza del 31 dicembre di questo anno, ci permetterà di prendere parte, come Paese membro, alle riunioni del consiglio dei governatori e anche alla prima riunione annuale della banca. Questa è la riunione prevista per giugno prossimo ed è questa la ragione per cui insistiamo sulla necessità di ratificare rapidamente questo Accordo. Infatti, da una non sollecita ratifica ne deriverebbe l’impossibilità per il nostro Paese di partecipare all’avvicendamento ai vertici della struttura di governance e anche, ovviamente, l’impossibilità di elezione di un eventuale direttore esecutivo o di un vice direttore italiano. Si tratta di cariche riservate a rappresentanti di Paesi che abbiano acquisito la qualifica di soci. In quanto azionista della AIIB, l’Italia parteciperà alle riunioni degli organi di governo della banca, nei quali è rappresentata dal Ministro dell’economia e delle finanze e, come detto, disporrà di un proprio rappresentante nel board delle istituzioni oppure, alternativamente, di una posizione dialternate o di osservatore
Tra gli obiettivi di medio o di lungo periodo, vi è la creazione di opportunità – qui sta davvero un grande interesse per il nostro Paese – per la internazionalizzazione delle imprese italiane e la partecipazione a gare d’appalto per i progetti finanziati dalla AIIB.
Concludo sottolineando che sul disegno di legge di ratifica si sono espresse favorevolmente le Commissioni I, VI, VIII e X, mentre, come accennato, la Commissione bilancio ha formulato un parere favorevole. Ho concluso, signora Presidente. Ricordo che i due emendamenti della Commissione bilancio sono stati accolti in Commissione esteri.