Siria: cosa dobbiamo ancora attendere?
Articolo di Sandra Zampa su L’Unità del 5 aprile 2017
Un’ altra strage di bambine e bambini in Siria. Questa volta sono state le armi chimiche a colpire in un raid aereo Khan Sheikhun, una città che conta 75 mila abitanti nei cui pressi 900 mila sfollati avevano cercato rifugio da una guerra che sta cancellando una intera generazione. Bambine e bambini che non vedremo mai diventare grandi. Bambine e bambini, figli di un popolo che è stato lasciato alla mercé di un dittatore assassino. Vittime di interessi internazionali confliggenti. Costretti a morire, a soffrire, o a fuggire magari per essere respinti alle frontiere della civile Europa.
L’ uso delle armi chimiche è un crimine di guerra di fronte a cui non basta più indignarsi. La comunità internazionale tutta, il Parlamento europeo, il Consiglio d’ Europa, la Commissione Europea, il Consiglio di sicurezza dell’ Onu, devono agire accertando le responsabilità e operare affinché i colpevoli siano consegnati al giudizio che deriva dalle norme e alla giustizia.
Indignarsi non basta più. Piangere non basta più.
Cosa dobbiamo ancora attendere? Abbiamo assistito con troppa timidezza agli orrori che si sono consumati in Siria. La comunità internazionale non ha cercato con la fermezza e la caparbietà assoluta e disperata che la situazione richiedeva, un accordo per mettere fine a quella strage di vittime inermi, bambine e bambini, donne, civili indifesi. Occorre che il mondo reagisca. Dai corridoi umanitari che non abbiamo saputo aprire per quei bambini, costringendoli per lo più a cercare scampo in una fuga disperata, per mano a genitori che camminano con loro o si imbarcano sperando di raggiungere salvi la terraferma, ai mancati accordi internazionali che non sono stati siglati, ai negoziati fragili e inutili, come giustificheremo ciò che sta accadendo? Come giustificheremo negli anni a venire quelle nuove, atroci sofferenze che oggi i “social”, principali testimoni di un orrore senza fine, documentano. Che la televisione Al-Arabiya conferma, che i medici descrivono chiedendo aiuto al mondo, che le organizzazioni internazionali rilanciano in tutto il mondo.
Ha ragione il portavoce di Unicef, Andrea Iacomini: oggi in Siria l’ umanità è morta.