La storia non tollera la menzogna. E’ inesorabile nella sua pur apparente lentezza.
E svela oggi- anche se ha ancora il sapore della cronaca- il permanere, nella cultura e nelle viscere di una delle forze di governo, di ambiguita’ circa i fondamentali capisaldi su cui poggia la costituzione italiana e, di conseguenza, la Repubblica.
Mettendo sullo stesso piano i militari dell’esercito regolare che rifiutarono l’adesione alla Repubblica di Salo’ in difesa della dignita’ dell’Italia e della liberta’ di noi tutti, e quelli che invece vi aderirono, il ministro della Difesa La Russa rivela di non avere sufficientemente preso le distanze da quella cultura che si voleva ripudiata o ripulita dalle acque di Fiuggi.
Quasi con un riflesso condizionato, facendo seguito tra l’altro ad un intervento altrettanto discutibile del sindaco di Roma Alemanno, La Russa ha, con le sue parole, offeso i militari che seppero scegliere la parte giusta pagando con il sacrificio della propria vita quella scelta.
Ha offeso noi, che abbiamo ricevuto, anche da loro, un’eredita’ democratica da salvaguardare sempre, con una costante sorveglianza ad ogni possibile tradimento o cedimento.
Una cosa e’ la pieta’ umana, che puo’ coprire e avvolgere il ricordo di coloro che sbagliando aderirono alla repubblica di Salo’. Tutt’altra cosa e’ da ministro della Repubblica, usare di un’occasione quale quella delle celebrazioni dell’ 8 settembre – e in un luogo sacro all’antifascismo, quella Porta San Paolo dove si consumo’ il primo atto della Resistenza romana – per tirar fuori cio’ che, tra l’altro, si era detto di non voler mai più fare: riscrivere le pagine della storia dalla parte di coloro che aderendo o sostenendo il fascismo consegnarono l’italia ad un’epoca tragica.
Dopo Bossi con il suo dito, un altro ministro tradisce la Costituzione.
E sono trascorsi solo 5 mesi dalla nascita del governo Berlusconi!