Berlusconi e D’Alema non si fidarono, ma volevano l’unità nazionale nel 2006
Lettera al direttore de Il Foglio del 21 novembre 2008
Al direttore – Ho letto con vero interesse l’intervento dedicato giovedì dal Suo Foglio a quello che qualcuno chiama già “tormentone” Bassanini. Le dico subito – da giornalista oltre che da coprotagonista della vicenda – che l’articolo “Perché dalemiani e prodiani ce l’hanno tanto con Bassanini” è davvero ben argomentato riuscendo fin dal titolo a trasmettere quel pizzico di “suspense” stimolante per il lettore.
Sono però costretta a deludere Lei e i lettori. Il Foglio, forse assumendo l’aurea regola latina della “lectio difficilior” in base alla quale la versione più complessa è quella vera quando in campo ce ne sono più d’una, esclude infatti che all’origine delle prese di posizione mia e di Franco Monaco tra gli altri, ci sia “stata la critica di Bassanini a Prodi di non aver accolto l’invito del centrodestra per un governo istituzionale dopo la vittoria del 2006”.
Ebbene, è esattamente quella invece la ragione per cui tanto io quanto Monaco, abbiamo sentito il bisogno e il dovere di intervenire. Un bisogno e un dovere dettati dalla fedeltà ai fatti e alla loro verità. E’ sufficiente leggersi le interessanti pagine che Rodolfo Brancoli ha dedicato nel recente volume “Fine corsa”, ai due anni del governo Prodi, alla sua nascita e fine, per sapere che mai ci furono le condizioni per fare la “grande coalizione”. E ciò al di là del merito di quella opzione politica. Come vede alla regola c’è sempre un’eccezione: questa volta la “lectio facilior” vince.
on. Sandra Zampa,
portavoce del presidente Romano Prodi