Siamo parlamentari, attivisti, dirigenti, amministratori democratici. Pensiamo che il Partito Democratico, naturale evoluzione de L’Ulivo, sia nato per cambiare l’Italia.
Fuori da noi si agitano movimenti demagogici ed antieuropei, forze xenofobe e fondamentaliste, una destra antimoderna lacerata e divisa. Siamo di sinistra, il mondo com’è non ci piace e vogliamo cambiarlo. Lo ammettiamo, siamo degli idealisti. Vogliamo un mondo più giusto, più libero e -perché no?-, più bello.
Il cambiamento per il cambiamento non ci basta come non ci basta confinare i sogni nella dolce solitudine della notte. Noi vogliamo contaminare la realtà con i nostri sogni.
- Vogliamo che il principio di legalità sia un faro sempre acceso, da Roma ai più remoti angoli del Paese e del PD, un PD repellente per mafiosi e corrotti.
- Vogliamo supportare idee e soluzioni che diano concretezza a temi come i dritti civili, la tutela dell’ambiente, la mobilità sostenibile, la difesa dei beni comuni.
- Vogliamo favorire la protezione e l’arricchimento del paesaggio e del patrimonio culturale materiale e immateriale di cui l’Italia è ricca.
- Vogliamo proseguire il cammino delle riforme, ma facendolo bene, senza approssimazioni e cercando il consenso più ampio possibile e su innovazioni che rendano il sistema più efficiente e più democratico.
- Vogliamo un vero mercato del lavoro, in cui tutti possano godere di diritti, tutele e pari opportunità nell’accedervi.
- Vogliamo una scuola, dall’asilo all’università, incentrata sull’innovazione e fondata sul principio della comunità educante.
- Vogliamo l’Europa senza nazionalismi ed egoismi e una politica estera forte della propensione al dialogo e alla mitezza che ci distinguono.
- Vogliamo l’Italia fondata sul lavoro e la dignità. Le nuove forme di economia, l’innovazione tecnologica, l’alta specializzazione possono renderci tutti partecipi di un cambiamento culturale in grado di produrre lavoro di qualità, innovazione, crescita economica sostenibile e un rinnovamento della società, che si realizza come comunità e non come somma di individui. Per questo sosteniamo il valore sociale del lavoro.
Quando nel PD vedremo impegno e attenzione per questi temi li sosterremo con convinzione. Ci batteremo per cambiare la rotta ogni volta che li vedremo traditi o abbandonati.
Lo faremo con la responsabilità che deriva dallo stare in un partito plurale ma anche con la determinazione di chi vuole imprimere al Paese una svolta ancorata ai valori di giustizia e legalità, libertà individuale, uguaglianza e partecipazione sociale, europeismo e sostenibilità ambientale.
Il PD deve essere un partito inclusivo, una comunità di uomini e donne aperta a opinioni diverse, in cui il dibattito interno è finalizzato alla sintesi delle idee e non solo a contarsi. I partiti, grandi di elettori e piccoli di iscritti, per loro natura devono valorizzare la qualità delle differenti idee che sanno attrarre, sbarazzandosi delle rendite di posizione delle correnti, di maggioranza o minoranza che siano. I partiti non si conquistano e non se ne diventa padroni nemmeno vincendo il congresso, men che meno nel PD.
Noi pensiamo di poter contribuire a rendere più forte il PD anche raccogliendo la voce di quanti, dentro e fuori dal partito, si sentono delusi, o disorientati per scelte non sufficientemente condivise e passaggi non coerenti con i nostri principi ispiratori. Non ci rassegniamo all’idea che l’entusiasmo e la speranza che il PD ha saputo suscitare nel popolo del centrosinistra vadano smarriti. La fatica del confronto non ci ha stancati e non ci arrendiamo all’idea che di fronte alle divergenze non ci sia altra strada che l’abbandono o la rottura.
Per cambiare bisogna convincere. Altrimenti ci troveremo presto soli a fronteggiare l’assalto di interessi finanziari e intermediari, più deboli di fronte a corruzione e parassitismo, ostaggio di tecnici e burocrati.
Riteniamo chiuso il congresso del PD e legittima la leadership di chi ha vinto le primarie. Non vogliamo vivere in un congresso permanente. Non nasconderemo il dissenso su ciò che non condividiamo, ma non sapremo esprimerlo senza aver fatto ogni sforzo possibile per comprendere le ragioni altrui. Crediamo nel confronto e nella leale sfida delle idee.
Viviamo un tempo di tumultuosi cambiamenti. Paesi che una volta venivano chiamati “terzo mondo” sono oggi alla guida dello sviluppo. Una grande rivoluzione economica, sociale, culturale si dispiega in molte parti del pianeta. Mentre il sogno americano ed europeo, di una classe media agiata e influente, culla della società civile, delle libertà e della democrazia, viene eroso e talvolta annichilito dalla crescita delle disuguaglianze e dalla lunga crisi. L’Unione Europea e la stessa moneta unica appaiono minacciati dal risorgere dei nazionalismi e dalla mancanza di coraggio. La guerra, con le sue conseguenze devastanti (flussi migratori, persecuzioni etniche e religiose, guerre commerciali) lambisce il nostro Paese a est e a sud. La crisi è anche un’opportunità ma interpella la sinistra ad avere coraggio, a non indugiare in una prassi inerte.
È questo coraggio che vogliamo portare nel Partito Democratico e nella sinistra tutta. Con autonomia e spirito unitario.