Su alcuni sondaggi lo sguardo cade frettoloso. Pochi istanti ed ecco che nella mente c’è già spazio per irisultati della successiva rilevazione.
Altri sondaggi, al contrario, rimangono in testa ben oltre la lettura. Come quello che ho letto su Il Sole 24 Ore di lunedì 17 marzo: i giovani e le prossime elezioni politiche, i giovani e la tentazione di disertare le urne. IPR Marketing ha rilevato che ben il 37% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni potrebbe rimanere a casa il 13 e il 14 aprile prossimi. Potrebbe guardare una partita di calcio, andare al cinema. Comunque non recarsi ai seggi.
Se quel dato fosse confermato, sarebbero davvero tanti.
Se anche la percentuale indicata dovesse scendere, sarebbero comunque troppi.
Un alto tasso di astensionismo è la prima sconfitta per chi si candida a fare politica e ad amministrare la cosa pubblica. Un fallimento che arriva ben prima degli exit pools e dei risultati finali.
Ma si tratta di una sconfitta che riguarda anche la società nel suo insieme.
Votare è un diritto, il diritto di scegliere un’idea e una visione del Paese, di contribuire alla scrittura delle regole necessarie per convivere. E il diritto diventa allora, forse, anche dovere: quella croce sul simbolo come assunzione di responsabilità del singolo nei confronti della propria comunità.
L’astensione è rinuncia a questo diritto-dovere. Dietro la sfiducia, la rassegnazione, magari il disinteresse.
Quando ad astenersi sono i più giovani, quei voti mancanti pesano forse ancora di più. In loro più forte dovrebbe essere la speranza che le cose possano cambiare, trasformarsi, migliorare.
Ed è la società stessa, per poter crescere e riformarsi, ad avere bisogno di energia giovane e di giovane entusiasmo.
Mi auguro allora che la perplessità di tanti ragazzi possa tramutarsi in una scommessa.
Il dovere e la volontà di far tesoro di quello scatto di fiducia: chi tra noi candidati avrà l’onere/onore di sedere nei luoghi dove si decide e si legifera dovrà farsene carico, rendere conto del proprio operato.
Spero in tanti voti giovani, soprattutto ora.
Perché qualche pagina più in là, sempre sullo stesso quotidiano, viene riportato un dato in ogni caso importante. In Parlamento, comunque vada, siederanno più giovani, più donne, tanti i volti nuovi. Segnali di novità, una prima risposta della politica alla voglia di cambiamento che c’è nell’aria (qui come Oltreoceano).
Spero in tanti voti giovani.