Alla MA.CO. un’industria tessile arriviamo alle 13. In sala mensa, nella pausa pranzo (ma la mensa non è aziendale), le operaie ci ascoltano parlare del programma e di noi stesse.
Una breve presentazione autobiografica – oltre a Lenzi e Soliani, Carmen Motta, Rita Ghedini, Marilena Fabbri, Teresa Marzocchi ed io – e qualche riflessione sull’importanza di questa tornata elettorale. Un breve intervento da parte loro. Le preoccupazioni più vive sono per i propri figli, per il loro futuro di studenti e di lavoratori.
C’è ansia e timore nelle loro parole. Parlano in libertà, si è rotto il ghiaccio. Tanto da farci misurare tutta l’inadeguatezza di un sistema politico-istituzionale paralizzato, costretto ad affrontare senza strumenti incisivi – “possibilità di decidere” o “democrazia governante”- problemi pesanti.
Ci parlano del costo della vita. Prima ragione di ansia per molte di loro, lontane da casa (parecchie le italiane immigrate dal sud) e magari separate con figli. Ci parlano di quanto pesa mandare i figli a scuola, di quanto costa una casa in affitto.
E’ dal racconto di queste donne che occorre ripartire per riannodare quei “fili spezzati tra politica e società” il cui intreccio saldo sostiene invece la democrazia. E’ qui che dobbiamo poter tornare per spiegare cosa abbiamo fatto “per” e “insieme” a loro.