PARTITO DEMOCRATICO. IL PRIMO GIORNO DI BERSANI, IN PIEDI SU UNA SEDIA TRA OPERAI IL NEO SEGRETARIO IN FABBRICA A PRATO: “UN PARTITO TRA LA GENTE”.
(DIRE) Prato, 26 ott. – Un pomeriggio tra gli artigiani, che in questa costola di Italia produttiva si confondono con i loro operai. E Bersani a chiedere «come fate con le banche», e «chi sono quelli che si salvano dalla crisi» e ancora, «con la cassa integrazione, come siete messi?». Il segretario ascolta, vuole sapere. A fargli da cicerone, tra le imprese tessili del distretto pratese, Anselmo Potenza, rappresentante della Cna.
Attratti dalla folla che diventa mano a mano più numerosa, si affacciano anche alcuni lavoratori cinesi, cittadini della comunità dagli occhi a mandorla più popolosa d’Italia. Si avvicinano, guardano di soppiatto, chiedono: «Chi è Berlusconi?».
Il vero problema non sono loro, spiegano gli imprenditori, piuttosto le banche «che qui ti controllano anche quante volte vai al bagno». Le commesse calano e per le imprese di lavoro, «non di capitale», sottolineano, «diventa impossibile ottenere credito» Alla fine stanno in piedi «solo quelli di nicchia, microaziende che rispondo a commesse in tre giorni. Li chiamano il venerdì e il lunedì devono consegnare la merce. Si lavora tre giorni a settimana».
Bersani si appunta nomi e riferimenti. «Piccolo può essere anche sinonimo di brutto», dice parlando del modo in cui la dimensione aziendale gioca a favore della crisi. «Bisogna metterle in rete, le aziende. Così faciliti anche la concessione del credito».
Ma il vero problema, sottolinea, è a monte. «Il sostegno indiretto non funziona- dice – l’idea che se dai i soldi alle banche poi arrivano alle imprese è una bugia». È mancata una manovra anticrisi del governo, «che deve reperire risorse, senza più bugie» a cominciare dal sostegno al reddito. E controllare anche il lavoro nero, cinese o non cinese. Il laissez faire, in questa crisi, è colpevole, dice Bersani. «Il governo non può lavarsi le mani».