Difendiamo la Costituzione da ogni interferenza religiosa. Solo così faremo il bene del Paese e della Chiesa.
su Europa del 10 febbraio 2009
La nostra coscienza, formata nell’Italia democratica e nella Chiesa del Concilio ci rende consapevoli di ciò che è in gioco oggi nel nostro Paese: dietro alla scelta legislativa sul fine vita è stato innescato il corto circuito istituzionale che travolge ruoli e regole, apre spregiudicatamente il conflitto con il Capo dello Stato, usa cinicamente il dolore piegandolo a interessi di potere, misconosce la Carta costituzionale, il patto che unisce gli italiani, divide la società mettendo a rischio la pace religiosa.
Ce n’è abbastanza. E’ tempo di reagire. Come dimenticare che la vita è meglio custodita nella democrazia, il luogo in cui sono riconosciute tutte le diverse responsabilità: del cittadino, della famiglia, dei medici, del Parlamento.
Come dimenticare che è la Costituzione la garanzia più forte per il rispetto della dignità della persona e per la coscienza, nel pluralismo, nella laicità, nella divisione e nell’equilibrio dei poteri in un paese moderno? Nel rispetto di ciascuno senza forzature.
Il Parlamento, che la maggioranza governa, poteva affrontare prima, in modo più persuasivo il tema della fine della vita di fronte alle nuove conquiste della scienza e della tecnica. Senza dibattito nel luogo che rappresenta il popolo italiano non nasce una legge equilibrata e responsabile che gli dia voce.
Il corto circuito di queste ore rende assolute, in un colpo solo, la scienza, la tecnica, la legge, con una visione di onnipotenza, che non rispetta la ragione, la natura delle cose, i sentimenti più profondi, la vita che comprende anche la morte perché ha il suo limite, la dignità e la pace della morte, come ci hanno ricordato di recente dalla Germania il Presidente della Conferenza episcopale, cardinal Karl Lehman, e il Presidente del Consiglio delle chiese evangeliche, Manfred Koch. Di assoluto c’è soltanto l’amore nella vita degli uomini come Antigone ci insegna.
Se la storia è un luogo teologico, se la democrazia e la Costituzione sono lo spazio che migliora e custodisce la vita, noi dobbiamo difenderle con tutte le nostre forze, in un tempo nel quale il delirio di onnipotenza di un uomo solo approfitta del corpo martoriato e indebolito del nostro Paese per travolgere la ragione, i valori religiosi e i valori laici, il rispetto per le persone e le istituzioni, il bene comune.
Noi chiediamo a tutte le democratiche e i democratici del nostro partito e dell’Italia di mettersi a pensare all’unica cosa necessaria: difendere la costituzione senza sbandamenti.
Di fronte all’Europa e di fronte al mondo è la coscienza degli italiani che deve sapere vedere, discernere, prendere in mano il proprio futuro.
Non è la prima volta in Italia che laici credenti hanno difeso l’autonomia della politica, lo stato, la chiesa anche di fronte al Papa. Era il 1951, l’anno dell’operazione Sturzo a Roma. Tre donne cattoliche, Maria Badaloni, Alda Miceli e Carmela Rossi, coraggiosamente si recarono dal Papa di notte per impedire che venisse imposta a De Gasperi la lista elettorale con i fascisti.
Seppero farlo fino alla vittoria. Solo così può venire del bene al Paese e alla Chiesa.
On. Sandra Zampa
9 febbraio 2009