Ora la Regione voti il garante per l’infanzia
Articolo di Sandra Zampa su La Repubblica di Bologna del 19 novembre 2011
Il 20 novembre si celebra, come ogni anno, la Convenzione sui diritti dell’Infanzia che venne varata ventidue anni fa in un clima di straordinaria unità dall’Assemblea delle Nazioni Unite. La ricorrenza della Convenzione coincide per noi con l’attuazione della legge regionale sul Garante.
La sua nomina, che è tempo di annunciare, rappresenterebbe non solo un ulteriore passo avanti rispetto alle tante buone cose messe a segno negli anni a favore delle bambine, dei bambini e dei minorenni emiliano romagnoli ma anche l’orgogliosa reazione alle politiche dell’ultimo governo Berlusconi, finalmente uscito di scena. A quell’esecutivo che ci consegna un bilancio desolante sul fronte delle politiche di welfare, sul riconoscimento e sull’implementazione dei diritti delle persone, sarebbe bello replicare con un atto coerente con la tradizione culturale di una regione capace di osare e innovare. E’ ad essa che l’Emilia Romagna deve la presenza di una capillare rete di nidi e scuole dell’infanzia che a Bologna offre 7732 posti (il 68% dei quali comunali) e che a Reggio Emilia ha avviato, nel 1963, la straordinaria esperienza di Reggio Children.
Quarant’anni prima, nel 1923, l’infermiera volontaria inglese Eglantyne Jebb, aveva fatto il primo dei tanti passi di quel cammino che ci conduce all’attuale celebrazione della Convenzione. “Sono assolutamente convinta- scriveva Eglantyne Jebb in un appello alla Società delle Nazioni- che sia giunto il momento di riconoscere i diritti propri dei bambini“. Nel 1924 la sua Dichiarazione dei diritti del fanciullo (“di Ginevra”), venne approvata. Più di vent’anni dopo, nel 1948, l’Assemblea Generale delle neo costituite Nazioni Unite adotta la Dichiarazione dei Diritti dell’Infanzia con la quale “uomini e donne di tutte le nazioni, riconoscendo che l’umanità deve all’infanzia il meglio di ciò che ha da dare accettano il dovere di far fronte a questo obbligo in ogni suo aspetto”. Ma è solo nel 1959 che si giunge alla prima formulazione di una Carta sui diritti dei bambini che afferma tre nuovi principi: divieto di ammissione al lavoro per i minori che non abbiano raggiunto un’età minima, divieto di impiego dei bambini in attività nocive alla sua salute e al suo sviluppo fisico e mentale, il diritto del minore disabile a ricevere cure speciali. E’ questa carta ad introdurre il concetto che anche un minore è un soggetto di diritti.
Trent’anni dopo, l’Assemblea generale dell’ONU adotta all’unanimità la Convenzione sui diritti dell’Infanzia, ratificata nel 1991 dall’Italia. In tempi così duri perché segnati da una crisi non solo economico finanziaria ma “globale”, può darci forza ripercorrere le tappe che ci hanno condotto fin qui.
A un passo dall’istituzione del Garante dell’infanzia e dall’affermazione, non sufficiente ancora, del principio secondo cui le persone di età minore sono cittadini e individui dotati di diritti propri, non semplici appendici della propria famiglia.
Può darci forza perché, a ben vedere, i “bambini sono la base della possibilità di cambiare, i bambini sono il futuro”. E noi di futuro e di cambiamento abbiamo gran bisogno. Per questo sarebbe davvero una buona cosa che la nomina del Garante per l’Infanzia e l’adolescenza avvenisse al più presto con un voto unanime del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna.
On. Sandra Zampa (capogruppo PD Bicamerale Infanzia)