Ce l’abbiamo fatta! Il governo ha riformulato oggi l’emendamento “salva Rete4″ cancellando il comma al quale ci siamo opposti per diversi giorni con l’ostruzionismo.
Ma il tentativo di far prevalere l’interesse personale sulle regole e le norme resta. Il premier non ha esitato a perpretare l’anomalia italiana che sorprende a qualunque latitudine del mondo: “a solo due settimane dal suo insediamento – scrive il Financial Times del 23 maggio – Silvio Berlusconi, premier italiano, magnate dei media, e’ gia’ sotto tiro per l’uso del parlamento per promuovere i suoi interessi d’affari e guidare il paese in conflitto con Bruxelles per violazione delle regole“.
All’estero ci vedono cosi’. Ma al premier e alla sua maggioranza questo non importa.
Neppure importa loro della violazione di un diritto, quello di Europa 7, a trasmettere o delle conseguenze finanziarie della sentenza della Corte di giustizia europea del 31 gennaio scorso.
Ma cio’ che e’ piu’ grave ce l’ha ricordato un grande italiano, il costituzionalista Leopoldo Elia: “la condizione degli italiani e’ molto triste perche’ disprezzati in quanto non sanno rispondere secondo i principi di diritto comune liberal-democratico, il conflitto di interessi del loro presidente del consiglio. Sara’ vero che agli italiani il conflitto non interessi ma e’ altrettanto certo che l’essere considerati democratici di qualita’ inferiore andrebbe valutato come un danno serio anche se di difficile quantificazione”.
Ma alle orecchie del presidente del consiglio devono essere risuonate ben significative le parole spese da un editorialista non cosi’ lontano dalla parte politica nella quale milita. “Quando c’e’ di mezzo la roba sua il Cavaliere si scorda le migliori intenzioni. Consigliamo a Silvio di lasciar perdere“.
Chi l’ha scritto?
Libero!