Continua a circolare la notizia, priva di fondamento, secondo la quale i parlamentari italiani si sarebbero aumentati gli emolumenti e lo avrebbero fatto in modo che non rimanesse alcuna traccia agli atti di questo provvedimento.
Secondo questa informazione a darne notizia sarebbe stato il periodico l’Espresso secondo una formula che si ripete, ciclicamente, sempre più o meno uguale:
“L’Espresso ha pubblicato una settimana fa un articolo secondo il quale i parlamentari italiani…”.
Mi pare che risulti piuttosto evidente che non essendo mai specificata a quale settimana ci si riferisca di preciso, la notizia risulti sempre valida perchè fuori dal tempo: infatti
circola da molti anni ed è stata già più volte smentita sia dalla Camera che dal Senato che da molte altre fonti.
Non mi interessa qui documentare la infondatezza della notizia per la quale basta visitare un po’ di siti in rete. Tengo però a precisare che l’ultimo governo Prodi, per il quale mi onoro di aver lavorato, è stato il primo governo della storia repubblicana a ridurre i costi della macchina governativa. Lo hanno fatto anche alla Camera e al Senato, benchè in misura insufficiente. Quello che più mi preme è condividere una riflessione che ritengo vitale per la nostra democrazia.
Nel nostro paese si diffonde in modo pericoloso l’abito mentale secondo il quale tutta la classe politica è uguale, tutti i politici sono corrotti, tutti sono propensi solo a godere dei benefici che derivano dal loro ruolo e nessuno è espressione di una diversa cultura.
Questo dilagare di un abito mentale che non stento a definire qualunquista considera la politica “una cosa poco pulita” destinata a persone privilegiate, tutte inaffidabili allo
stesso modo. Con buona pace di Hegel siamo dunque “nella notte in cui tutte le vacche sono nere”?
Io non credo. Si impegnano in politica tante donne e tanti uomini che lavorano onestamente per il proprio paese e lo fanno mettendo in campo capacità e risorse. Sussistono tuttavia nella classe politica italiana problemi e inadeguatezze che andrebbero affrontate e risolte, ma non per questo l’esercizio della politica è un affare sporco.
La politica è lo strumento attraverso il quale la società umana cresce, migliora le proprie
condizioni di vita, progredisce. Lamentiamo spesso la mancata partecipazione dei giovani alla vita politica, sono i giovani infatti la grande risorsa per il paese, ma perché mai un ragazzo dovrebbe avvicinarsi ad un mondo descritto in modo indiscriminato come corrotto e mal frequentato?
Gli esiti di questa demagogica campagna di diffamazione sono piuttosto evidenti e molto gravi. La società civile rifugge dalla politica, la rifiuta come un corpo estraneo. In questo modo i veri problemi restano irrisolti e,peggio, si aggravano. La classe politica sana si sente ingiustamente aggredita a tutto vantaggio di chi non merita di ricoprire ruoli anche di grande responsabilità nei confronti della nazione.
I cittadini non dovrebbero mai smettere di vigilare sull’operato dei politici e dovrebbero sempre pretendere trasparenza. Dall’America ci viene in queste ore una grande lezione.
In un paese che i commentatori hanno descritto come avvilito dalla crisi economica, deluso dalla politica del Presidente Bush, la partecipazione al voto è stata altissima. Ha vinto Obama, un uomo nuovo, giovane, afroamericano, che segnerà il cambiamento. Il
suo avversario lo ha immediatamente salutato come il suo nuovo Presidente.
Gli americani hanno saputo riconoscere la diversità di Obama, e non è certo
il colore della pelle quella più evidente che pure fa, di lui, il primo Presidente nero degli Stati Uniti d’America. La diversità dei comportamenti e delle finalità va sempre riconosciuta.
Un’ultima osservazione. Non vi sembra che una legge elettorale come quella italiana che non consente ai cittadini di eleggere i propri candidati non garantisca il diritto di scelta degli elettori?
La domanda è a chi giova averla cambiata. La strada per uscire dalle difficoltà non è quella qualunquista del tutto indistinto, ma quella della rivendicazione delle differenze, in politica come in ogni altro settore.