Qui di seguito la mia dichiarazione di voto, pronunciata oggi alla Camera, sulla mozione riguardante la drammatica situazione dei minori stranieri non accompagnati in Italia. La mozione da me predisposta, come capogruppo del Partito Democratico in Bicamerale Infanzia, è stata frutto di un lungo lavoro, di numerose audizioni di associazioni, enti e istituzioni coinvolte, a diverso titolo, nell’accoglienza dei minori non accompagnati che cercano
rifugio nel nostro Paese.
Oggi abbiamo presentato un testo unico che ha trovato il consenso di tutte le forze politiche e che ha ottenuto un pieno consenso nell’Aula del Parlamento: Presenti e votanti 466, Maggioranza 234, Hanno votato sì 466. Lo giudico un buon risultato reso in favore del nostro Paese”.
Sandra Zampa, Capogruppo PD in Bicamerale Infanzia
Signor Presidente,
colleghe, colleghi, signor Sottosegretario, l’atto su cui siamo chiamati in quest’Aula a pronunciarci è un atto di grande rilievo. Siamo chiamati, infatti, a indirizzare e vincolare il Governo perché attui provvedimenti e azioni sui minori stranieri in linea con le Convenzioni di Ginevra, innanzitutto, con la Convenzione sui diritti dell’infanzia e con la Convenzione per i diritti del fanciullo di Strasburgo fino all’ultima recentissima direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa.
È un atto di rilievo perché in realtà rappresenta l’esito di un serio lavoro che fa onore al Parlamento e che, in un momento così difficile per la politica italiana nel suo rapporto con la società, può aiutare i cittadini a comprendere che qui si lavora bene e con serietà quando lo si vuole fare. Si è trattato di un lungo e serio lavoro che ci ha portato a fare moltissime audizioni, tra l’altro, con i Ministeri dell’interno e degli affari esteri, con la prefettura di Agrigento, con il presidente del Comitato per i minori stranieri, con il delegato dell’ANCI alle politiche migratorie, con l’assessore della regione Sicilia con delega alla famiglia, ma anche con molti rappresentanti di quella società civile che tutti i giorni fa i conti con questo fenomeno. Cito semplicemente la Caritas, Save the Children, l’UNICEF e Terre des hommes. Ci hanno aiutato a conoscere che cosa succede nel nostro Paese, in questo piccolissimo spaccato che – ahimè – è di sofferenza e di grandissima fatica.
Signor sottosegretario, ho ascoltato il suo intervento con molto rispetto e molta attenzione, ma non le nascondo il mio stupore: lei ha descritto una realtà che è abbastanza – ahimè troppo – lontana da quella che noi, invece, abbiamo dovuto registrare. Infatti, i minori stranieri non accompagnati, che per la burocrazia sono semplicemente una sigla (MSNA), arrivano a piedi attraversando i deserti e si imbarcano per raggiungere le nostre coste. Gli ultimi che sono arrivati (uno dei quali purtroppo aveva perso la vita affogando in mare, coma ha ricordato la mia collega Doris Lomoro) erano tutti afghani e sono sbarcati sulle coste calabresi durante l’estate. Sappiamo che vengono via perché si allontanano dalla miseria, dalla guerra e della violenza e spesso sono messi sul cammino della speranza dai loro familiari (genitori o parenti), perché questi pensano che sia utile dar loro un futuro. Secondo il Comitato stranieri al 30 settembre 2009 questi MSNA erano poco meno di 7 mila. Sono tre gli ordini di problemi che li riguardano e che noi abbiamo dovuto registrare. Lo hanno ricordato le mie colleghe prima di me e cercherò di essere molto rapida. Una parte di loro e una parte dei problemi che li riguarda hanno a che fare con i centri di seconda accoglienza: questi giovani se ne vanno spessissimo perché non ci sono più i fondi e nessuno paga più per loro, né il vitto, né l’alloggio, né il percorso di integrazione. Tuttavia, ci sono spesso grandi rischi anche per quelli che permangono quando nessuno più paga per loro perché vengono messi sul cammino dello sfruttamento e del lavoro quando non della prostituzione.
C’è un secondo ordine di problemi ancora più grave perché peggio di loro stanno coloro che, avendo diritto all’asilo innanzitutto in quanto minori, ma anche perché si allontanano da scenari di guerra, arrivano nei nostri porti e vengono respinti. Lei, signor sottosegretario, ha parlato di osservatori permanenti. I nostri giornali e le nostre associazioni hanno registrato respingimenti di minori nei porti. Riguardo ad uno di questi casi riguardante un ragazzo afghano di nome Alidad, noi stessi abbiamo presentato un’interrogazione per conoscere in quale circostanza sia potuto avvenire che, dopo aver attraversato il mondo (arrivava dall’Afghanistan), sia sbarcato ad Ancona dove è stato respinto. Non abbiamo ancora avuto una risposta. Si tratta di un caso che ha occupato la stampa nazionale nella prima pagina di un importante quotidiano.
Per quanto riguarda il terzo raggruppamento delle questioni e dei problemi, è un paradosso quello che riguarda i minori che compiono 18 anni in Italia. L’articolo 1, comma 22, lettera v), della legge n. 94 del 2009 sulla sicurezza colpisce quei minori giunti in Italia avendo tra i 16 e i 17 anni. Lei stessa ha ammesso che sono la maggior parte e hanno un percorso avviato di integrazione, intanto perché sono finalmente riusciti ad arrivare in una casa di accoglienza. Qualcuno si è occupato di loro, hanno incominciato ad insegnare loro l’italiano, gli stanno trovando lavoro, raggiungono la maggiore età. Purtroppo, nel giorno del loro compleanno diventano clandestini. In molti luoghi d’Italia le questure non li trattano allo stesso modo. Ho visitato un centro a Bologna dove ci sono molti di questi ragazzi e mi sono stati consegnati i documenti con i quali la questura respinge la richiesta di rinnovo del rilascio del permesso di soggiorno.
Vorrei semplicemente riferirle, Presidente, le parole che sono state pronunciate da chi si occupa di loro. Un padre dehoniano mi ha detto: “Secondo lei, possiamo mandarli via, dopo che loro sono cresciuti con noi per un anno e mezzo? Dopo che noi li abbiamo trovati, gli abbiamo insegnato l’italiano, abbiamo procurato loro un lavoro, oggi dovremmo mandarli via. Questi diventano clandestini”.
Fare diventare dei giovani clandestini – vorrei richiamare l’attenzione dell’Assemblea su questo aspetto – non pone soltanto un problema umanitario, di valori, di violazione di diritto. Il paradosso riguarda anche il fatto che la legge n. 94 del 2009 e tutti i provvedimenti che questo Governo assume nella materia in esame sono ispirati da una filosofia cosiddetta securitaria. Non è securitario far diventare clandestini dei diciottenni, perché li si consegna ad un mondo di illegalità, inevitabilmente, come minimo al lavoro nero, perché di qualcosa devono vivere e non se ne vanno.
Tra l’altro, voglio semplicemente ricordare che da questo punto di vista vi è un pronunciamento del Consiglio di Stato al riguardo, che lei certamente conoscerà. Pertanto, all’ultimo punto della mozione chiediamo che in sintonia con questo pronunciamento venga applicato ai minori stranieri il regime transitorio rispetto alla legge n. 94 del 2009. Chiediamo che venga loro garantita l’applicazione della precedente normativa, che consente il rilascio del permesso di soggiorno al compimento del diciottesimo anno.
Vi è infine un’ultima ragione che rende importante questo atto di indirizzo. Due giorni fa ci siamo trovati in quest’Aula a discutere sette mozioni diverse, oggi votiamo un testo unificato; a mio avviso è un modo per ribadire, mi pare, tutti insieme, che non sono e non devono mai essere i minori a pagare il prezzo della violenza, dell’ingiustizia, dell’odio e delle divisioni.
Signor Presidente, i numeri ci dicono che stanno straordinariamente aumentando le presenze di minori afghani: l’ANCI ha già calcolato che l’aumento dell’ultimo anno è del 170 per cento. Dobbiamo chiederci perché questi minori arrivano dall’Afghanistan. Certamente perché fuggono da uno scenario di guerra, ma anche perché là dove noi portiamo la pace, lavoriamo per la pace, nel volto dei nostri militari hanno visto il volto buono dell’Italia e pensano che noi possiamo aiutarli a vivere meglio. Questa è la ragione per cui il numero degli afghani sta enormemente aumentando, come ha ricordato la collega Doris Lo Moro nella discussione in Aula lunedì. Concludo, Presidente, per arrivare a ribadire e a ricordarvi che oggi con il voto favorevole a questa mozione noi diciamo che questo Paese rispetta la sua più vera e civile vocazione e tradizione, che sa rispettare le convenzioni e i trattati internazionali quando hanno saputo dare davvero un orizzonte alle speranze degli uomini.