Il PD e Breveheart
Articolo di Albertina Soliani e Sandra Zampa su L’Unità del 2 luglio 2009
“Ma tu con chi stai? Con chi ti schieri?”. Da qualche giorno questa è la domanda che ci viene rivolta alla Camera e al Senato e anche a casa nostra, nei territori come si usa dire dopo la scomparsa del collegio uninominale. Una domanda che esprime l’ansia di chi pensa che la partita sia quella decisiva.
Noi vorremmo che nei nostri colloqui di questi giorni questa domanda venisse sostituita da un’altra: “cosa vogliamo per l’Italia e per il mondo? Cosa vogliamo per il PD?” Prima discutiamone. Capiremo in seguito verso quale candidato orientare la nostra scelta.
Sono questi i giorni delle proposte congressuali. Due quelle certamente attese, per ora. Se finisse così, i due candidati alla segreteria avrebbero una responsabilità in più, quella di suscitare domande, di ascoltare tutti, di dare risposte ampie e persuasive. Non solo i due ma tutti noi del PD dovremo tenere alta l’asticella del discorso politico cercando di coinvolgere tutto il Paese. Perché un Congresso non si fa per stabilire chi vince e chi perde e quanto questo può valere in termini di incarichi e di posti, ma quali strategie e idee sono più adeguate ad affrontare le sfide e l’enorme complessità della situazione politica italiana.
E’ un compito che riguarda tutti, ciascuno di noi è chiamato innanzitutto a pretendere da sè e poi dai candidati il rigore delle domande e delle risposte politiche. Niente è a buon mercato.
C’è sempre una specie di paura quando si è di fronte a incognite, ma per rinascere davvero, perché di questo semplicemente si tratta, il PD deve “soffrire” la fatica del rimescolamento, l’abbandono delle posizioni e delle relazioni preesistenti. E’ inevitabile lo smarrimento ma nel travaglio c’è la ricompensa della sorpresa del nuovo.
Questa è la sofferenza positiva che noi dobbiamo accettare come il giusto prezzo per realizzare l’autentico progetto nato con l’Ulivo che ora deve vivere nel PD. Ma c’è il rischio, e lo vediamo perfino nelle scelte di queste ore sulle giunte locali o nella prospettiva delle prossime regionali, di una sofferenza inutile che alla mescolanza sostituisce la vecchia cultura delle convenienze e delle “compravendite”. La vecchia cultura salva le oligarchie e il ceto politico, in basso e in alto, ma uccide il partito e il nostro futuro.
La misura etica è condizione preliminare. Cominciamo da qui. Riconoscendo la verità che comincia con l’ammissione degli errori del passato. Questo chiediamo ai candidati: il coraggio e la fatica del rigore. In molti attendiamo, speriamo, sogniamo quello che Braveheart sapeva: “Gli uomini non seguono gli uomini. Gli uomini seguono il coraggio”.
Albertina Soliani
Sandra Zampa