(DIRE) Bologna, 23 apr. – La notizia e’ ancora ufficiosa. Ma sembra che il bando per la gestione del Cie di via Mattei sia stato vinto dal consorzio siciliano Oasi con 28 euro al giorno a persona. Sarebbe stata scalzata, dunque, la Misericordia (l’attuale gestore) che aveva proposto 69 euro al giorno a persona.
“La notizia e’ pessima”. A parlare e’ la deputata del Pd, Sandra Zampa, che oggi, insieme a Danilo Gruppi della Cgil, Stefano Brugnara dell’Arci, Daniela Vannini del Pd e Cecyle Kyenge Kashetu della Campagna LasciateCientrare e’ entrata nella struttura di detenzione amministrativa di via Mattei, dove attualmente sono rinchiuse 72 persone (48 uomini e 24 donne). Tra loro ci sono richiedenti asilo, vittime di tratta, persone che hanno perso il lavoro, ex detenuti in una promiscuita’ che, come ha precisato Brugnara, “accelera la tensione”.
Nei giorni scorsi, infatti, c’e’ stata una rivolta nella sezione maschile, con materassi bruciati e vetri rotti, e un tentativo di fuga. In due ci sono riusciti. “Qui dentro ci sono coloro che non possono difendersi- ha detto Kyenge Kashetu- Il governo dia un segnale forte per cambiare la legge che ha portato a 18 mesi il termine ultimo per la detenzione”. Zampa annuncia un’interrogazione al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri sui bandi.
“Dal ministro ci attendiamo un’attenzione prima di tutto ai diritti delle persone e decisioni ispirate al buon senso- ha chiarito-
Com’e’ possibile che nei Cie entrino persone uscite dal carcere che, una volta uscite dai Cie, sono destinate a rientrare nel carcere? Com’e’ possibile che non si comprenda che le donne vittime di tratta vanno aiutate a denunciare e non penalizzate? Com’e’ possibile che non si affronti il problema dei minori stranieri non accompagnati evitando che finiscano, da maggiorenni, nella microcriminalita’, nel lavoro nero e, infine, in un Cie?”.(SEGUE)
– Da luglio, quindi, il nuovo gestore avra’ a disposizione meno della meta’ dei fondi attuali per gestire il centro. “In quei 28 euro ci deve stare tutto, guardiania, medico, vitto, indumenti, mediazione culturale e ogni altro intervento ordinario e straordinario- sottolinea Zampa- Credo che nessuna persona sana di mente possa dubitare che con queste cifre non si possono garantire i servizi essenziali a queste persone”. Gia’ oggi ne sono stati chiusi alcuni, come lo sportello legale che, pero’ dovrebbe riaprire grazie a un protocollo avviato dalla garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, e dall’assessore comunale al Welfare, Amelia Frascaroli, e sono a rischio anche le risorse per garantire le attivita’ minime offerte alle donne recluse.
“Possiamo solo immaginare quali conseguenze possa provocare a livello psicologico, passare 24 ore al giorno senza fare niente o a fissare un muro”, afferma ancora Zampa. “I bandi al massimo ribasso sono demenziali- ha sottolineato Gruppi- mettono in una difficile situazione i lavoratori e provocano un detrimento delle condizioni complessive del servizio”.
Ma chi sono i reclusi del Cie? C’e’ un uomo che ha lavorato in Italia per 27 anni e improvvisamente si e’ trovato senza lavoro. Ora e’ dentro da un mese e fuori c’e’ la sua famiglia che lo aspetta. C’e’ una donna cinese che ha vissuto in Italia per 30 anni e non ha mai chiesto il permesso di soggiorno e una donna bosniaca che e’ qui da 27 anni e ha perso il lavoro. Ci sono 2 ragazzi tunisini arrivati nel 2011 a Lampedusa su un barcone che, dopo essere stati in Francia, sono ritornati in Italia in cerca di una sanatoria che non c’e’ stata. Ma non hanno commesso nessun reato. C’e’ un ragazzo del Burkina Faso richiedente asilo che non parla italiano e non sa perche’ e’ stato portato li’. (SEGUE)
Mi ha raccontato di essere arrivato a Lampedusa nel luglio del 2011 e di essere finito in carcere perche’ individuato, erroneamente, come uno degli scafisti del barcone- afferma Kyenge Kashetu- Nell’aprile di quest’anno e’ uscito dal carcere ed e’ finito qui: ma non sa il motivo e sta aspettando che venga accolta la sua domanda di asilo”. Molti reclusi sono malati e sono diversi i tossicodipendenti. L’80% delle donne e’ vittima di tratta.
Sono ragazze molto giovani, sui 18-20 anni, arrivate in Italia da minorenni che, grazie al servizio gratuito Sos Donna, stanno iniziando un percorso di tutela. “Questo dato e’ il segno che e’ necessario iniziare un percorso di accoglienza per i minori”, conclude Zampa.
“Queste persone sanno quando entrano ma non sanno quando ne usciranno- afferma Brugnara- In questo i Cie si differenziano dal carcere dove, al contrario, i detenuti cercano in qualche di costruirsi e preservare il loro spazio: qui, al contrario, il fatto di non sapere perche’ sono reclusi per un tempo ignoto porta tensione e aumenta la volonta’ di distruzione”. Il presidente dell’Arci parla di una “situazione disumana” per i reclusi e “difficile” per chi lavora all’interno dei centri di detenzione. In questo senso, la situazione e’ stata aggravata dall’estensione a 18 mesi della detenzione all’interno delle strutture. A questo si aggiunge il problema della promiscuita’.
“Dentro al Cie ci sono persone con percorsi travagliati e persone la cui unica colpa e’ quella di aver perso il lavoro, e di conseguenza il permesso di soggiorno o ancora donne vittime di tratta che, al contrario, dovrebbero essere tutelate- conclude Gruppi- Si tratta di una situazione intollerabile per un Paese civile: e’ necessario ripensare radicalmente le politiche sull’immigrazione”. (Dires – Redattore Sociale)
(Rer/ Dire) 18:13 23-04-12