Lettera al direttore de L’Unità del 23 febbraio 2008
“Ricominciare dalla politica. Ricominciare dalla democrazia”. Ruvido e perfino antipatico come è la sincerità, scomodo come chi non vuol cedere un millimetro dei propri ideali, coraggioso come uno che si candida contro ogni speranza, Arturo Parisi ci ha richiamato di nuovo alla nostra responsabilità di democratici.
L’ha fatto all’assemblea del PD prima sostenendo la necessità delle primarie, e poi, una volta registrata la sconfitta, avanzando la propria candidatura alla segreteria.Unica alternativa a quella che portava il nome di Dario Franceschini.
L’ha fatto con la semplicità di chi alza la mano per passione della causa e anche nell’incomprensione di parte dei delegati all’assemblea, benché arrivati al padiglione della Fiera sospinti dal vento della protesta nei confronti del gruppo dirigente del partito e della richiesta di “primarie subito”. Non un democratico, non una democratica può dire di esserne stato risparmiato.
Ma lì le cose sono andate come sono andate e ha ragione Fassino quando ha ricordato che “qui noi non ci faremo male in ogni caso e faremo cose utili al PD”, come ad anticipare che la soluzione che avrebbe prevalso sarebbe stata comunque buona perché finalizzata a rilanciare il più ambizioso progetto politico della storia della seconda Repubblica.
Ma se Parisi non si fosse battuto per le primarie, non si fosse candidato nel segno dell’Ulivo, cuore pulsante del PD, lì noi ci saremmo fatti del male. Non solo perché tra i nostri militanti, simpatizzanti, o semplici osservatori, si sarebbe diffusa e confermata l’idea di una soluzione preconfezionata. Ma soprattutto perché, al termine di quell’assemblea, sono i suoi delegati, lì chiamati ad un esercizio di democrazia diretta e partecipata, a potere e dovere spiegare a chi li ha delegati, le ragioni della loro scelta.
L’esercizio della democrazia comporta l’assunzione di responsabilità. Per questo Parisi, si può essere d’accordo o meno con lui, fa bene al PD. Ed è per questo che ha capito il valore democratico della sua scelta chi ha firmato per la sua candidatura.
On. Sandra Zampa
“ Nel segno dell’Ulivo”
Intervento di Arturo Parisi all’Assemblea Nazionale del Partito Democratico
“Voi sapete qual’era la mia scelta e la mia preferenza: ridare la parola ai nostri elettori, ricominciare con loro, ricominciare da loro”. Sono queste le prime parole rivolte da Arturo Parisi all’assemblea del Partito democratico, dopo la conferma della sua candidatura a nuovo segretario.
“Se oggi sono qua a propormi come segretario – afferma Parisi – e’ per dar seguito alla mia protesta che, nell’interesse del partito, mi chiedeva di resistere che qualora la nostra proposta non fosse accettata, mi chiedeva di resistere all’idea che una scelta così importante quale quella di oggi si riducesse ancora una volta ad una ratifica di una decisione già assunta”.
Riferendosi all’ex segretario Walter Veltroni e alla crisi aperta dalle sue dimissioni ha detto: “la mia convinzione e’ esattamente quella opposta. Le sue dimissioni sono l’occasione per mettere alla crisi uno stop e ripartire. Il fallimento di fronte al quale ci troviamo e’ il fallimento di tutti noi, non solo di Veltroni. Noi siamo qua per trovare il modo per uscire da questa situazione”. Ringrazia quindi Veltroni “per il gesto forte che lo ha caricato della responsabilita’ di dire in prima persona quello che noi sentiamo di dire al plurale ‘abbiamo fallito’. Ma dobbiamo continuare. Abbiamo fallito, ma dobbiamo ricominciare. Non possiamo tornare indietro”.
Il “fallimento principale” del Partito Democratico, secondo Parisi e’ quello di “aver deluso le speranze” e di esser “venuto meno alle promesse. Mentre discutevamo di partito leggero o di partito pesante – afferma con tono critico – non riuscivamo ad essere partito. Mentre denunciavamo la concessione oligarchica e populista della democrazia propria del leader – e dico leader non a caso – dello schieramento a noi avverso, negavamo al nostro interno ogni pratica democratica, svuotando di ogni potere questa assemblea. Mentre scimmiottavamo Obama, dimenticavamo che il suo successo non era figlio di pratiche consociative e cooptative come quelle che noi ponevamo in essere, bensi’ della piu’ limpida e aperta competizione democratica. Obama non chiese prima di candidarsi alle primarie che Hilary Clinton si facesse da parte. Ma la sfido’ e con la sfida ricostrui’ fiducia e speranza”.
“Non ritengo, ma lo dico con il massimo rispetto verso le persone, che possiamo ancora affidare i nostri destini politici collettivi a coloro che ci hanno condotto in questo pantano. A coloro che ha torto o ha ragione appaiono incapaci di sollecitare quella fiducia e quella speranza nel futuro senza le quali non potremo uscire dalla crisi. Per questo credo che ci voglia una nuova partenza. Se guardiamo al nostro passato, se proviamo a leggere nel nostro futuro, ci accorgiamo che questa nuova partenza potrà avvenire solo sotto il segno dell’ulivo”.
Arturo Parisi conclude richiamando alla responsabilità individuale: “E’ solo utile rimarcare come questo sia un momento in cui ciascuno di noi e’ chiamato a interrogarsi su come riprendere la strada bruscamente interrotta. La responsabilita’ pesa individualmente sulle scelte che ciascuno di noi fara’. Tanto più grave questa responsabilita’ – conclude – perche’ acuita dalla grave crisi che stiamo vivendo”.