CARCERE BOLOGNA “PROBLEMI IRRISOLTI, DETENZIONI IMPROPRIE E CARENZA DI RISORSE”
Dichiarazione della sen. Rita Ghedini e dell’on. Sandra Zampa dopo visita alla Dozza 12 dicembre 2011
La sen. Rita Ghedini e l’on. Sandra Zampa si sono recate questa mattina in visita al carcere della Dozza, a Bologna, “ancora una volta per constatare gravi problemi irrisolti”.
“Abbiamo rilevato la presenza di qualche operatore di Polizia penitenziaria in più -spiegano le due parlamentari bolognesi- ma nulla rispetto al numero dei detenuti che ha ripreso, dopo una breve “tregua”, a salire verso l’ormai consueta quanto intollerabile vetta del triplo della capienza (oltre 1120 oggi, contro i 480 della capienza regolamentare)”. E poi “i soliti problemi che sembrano finire in un repertorio indifferente, quando non si materializzano nella tragedia di un suicidio. I due più recenti episodi sono fra le ragioni che ci hanno portato a questa visita. Al di là delle ragioni specifiche, mettono in luce problemi purtroppo costanti: quello delle detenzioni “improprie” e quello della carenza di risorse che rende impossibile la prevenzione delle spirali depressive”.
“Il 30% di detenuti con problemi di dipendenza da sostanze, che usa qualsiasi cosa (il gas in questo caso) per gestire la propria angoscia compulsiva, che è spesso portatore di altre patologie correlate, di disturbi della personalità e del comportamento sovrapposti, è l’esempio tipico di come norme criminalizzanti amplifichino i problemi di sicurezza dentro e fuori dal carcere- constatano Ghedini e Zampa.- È del tutto evidente come la Legge Fini-Giovanardi abbia fallito il suo scopo, imponendo la detenzione di soggetti che dovrebbero essere trattati dai SERT e dalle strutture comunitarie specializzate. È tempo di mettervi mano e in questo senso ci muoveremo chiedendo alla Ministro Severino di rivedere anche questa norma, agendo più in generale e con urgenza per la messa in campo di provvedimenti che affrontino il drammatico problema del sovraffollamento, a partire dalle detenzioni improprie. L’azione del SERT in carcere è chiaramente limitata sia dal contesto che dalla carenza sempre maggiore di risorse. E sempre la drammatica carenza di risorse dedicate impedisce non solo di garantire adeguato monitoraggio delle situazioni più critiche dentro il carcere, ma anche di avviare percorsi di interazione con l’esterno che prospettino, nella logica del fine rieducativo della pena, un “dopo” possibile. I tagli agli Enti Locali hanno fatto gravi danni anche su questo fronte, nonostante l’impegno messo in campo dal Comune e dalla Regione, da ultimo con la nomina dei rispettivi Garanti per le persone private della libertà”.
Le due parlamentari bolognesi apprezzano “l’impegno e la buona volontà di tutti i soggetti che professionalmente o in qualità di volontari prestano la propria opera per rendere meno insopportabile la condizione dei detenuti: a questi ultimi, oltre 400, e alle realtà imprenditoriali del territorio che consentono il mantenimento di una prospettiva di “normalità”, garantendo socialità e lavoro, va in particolare il nostro ringraziamento”. Rivolgono quindi una sollecitazione “a tutto il mondo dell’imprenditoria bolognese, perché intrecciando risorse e idee, si possa fare del lavoro, dentro il carcere e dopo il carcere, lo strumento principale di riscatto delle persone detenute”.
La sen. Ghedini e l’on. Zampa assicurano infine il proprio impegno “a portare rapidamente in discussione, in questa nuova fase della legislatura, proposte normative che da tempo giacciono nella disponibilità del Parlamento, in materia di strumenti per il contenimento delle detenzioni e la promozione del lavoro, auspicando che un Governo meno imbrigliato da vincoli ideologici possa affrontare il tema con pragmatismo ed efficacia. Infine, poiché è del tutto evidente che in una situazione già così complessa non può venir meno il presidio amministrativo, solleciteremo il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a procedere con la massima sollecitudine alla nomina del nuovo Provveditore, garantendo la competenza e continuità della figura preposta”.