Sul voto di fiducia al governo Letta
In questo momento drammatico per il nostro Paese e per la democrazia noi sentiamo l’obbligo di rappresentare, più di quanto non sia avvenuto nel recente passato, un popolo che soffre e che teme per il proprio futuro. In questi giorni abbiamo richiamato la necessità che il governo presieduto da Enrico Letta, pur nelle grandissime difficoltà di fare sintesi di linee politiche fortemente diverse, nascesse nuovo, anche nelle figure, e garante dell’unica necessita’ di individuare soluzioni ai problemi urgenti dell’Italia. È con questo spirito che accordiamo la fiducia a questo Governo assumendoci le nostre responsabilità di eletti. Ci impegniamo nel Parlamento affinché si possano avviare politiche di equità e di crescita, di moralità e di sobrietà. E così facendo ci impegniamo anche nella società a porre le basi per un’alternativa di valori, di etica e di visione, unica via d’uscita possibile dalla condizione drammatica in cui in questi anni l’Italia è precipitata.
E’ questo il senso del nostro dare fiducia: la speranza che in questa fase di emergenza democratica, economica, sociale ed europea rinasca l’obbligo morale di rappresentare quel cambiamento di stile e di obiettivi di cui gli italiani sentono un disperato bisoSiamo ben consapevoli del contesto politico uscito dalle ultime elezioni. Le primarie hanno permesso l’entrata in Parlamento di molti giovani e donne e questo rafforza il vincolo fiduciario che ci lega ai nostri cittadini elettori. Un punto di riferimento da seguire in tutte le nostre singole scelte, che dovranno essere coerenti con gli impegni che ci siamo assunti con loro. Scelte che ognuno di noi vorrà compiere in piena libertà, avendo a cuore unicamente il proprio dovere di parlamentare e di eletto nelle liste del Partito Democratico, sempre come singolo parlamentare lontano da logiche correntizie.
Non vogliamo infatti creare l’ennesima area organizzata all’interno del Partito Democratico soprattutto perchè siamo convinti che le correnti e i gruppi di potere siano stati il principale problema del nostro Partito e della nostra azione parlamentare. Anche ascoltando i nostri elettori e il Paese lavoreremo affinché il Partito Democratico diventi quello che avevamo promesso e che aveva ridato speranza ed entusiasmo a milioni di italiani. Un entusiasmo venuto meno da tempo, una speranza negata da troppi errori e da comportamenti incomprensibili e moralmente inaccettabili, resi ancor più evidenti in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica. E dovremo dare risposte a tutti coloro che giustamente dubitano che il Paese possa veramente guadagnare dall’abbandono del bipolarismo che noi vogliamo invece migliorare e rafforzare.
Abbiamo discusso, inutilmente, per ormai 20 lunghi anni, di riforme delle istituzioni e della politica. E’ ora di agire rapidamente. Il gruppo dei saggi voluto dal Presidente Napolitano ha identificato una serie di riforme possibili e necessarie a cui noi dobbiamo dare risposte chiare e coerenti con i principi e i valori su cui abbiamo fondato il nostro impegno politico come Democratici: vogliamo realizzare una democrazia maggioritaria attraverso un parlamento monocamerale; una democrazia che funzioni, capace di decidere in modo legittimo e rapido, anche modificando i regolamenti parlamentari; e vogliamo una legge elettorale maggioritaria che restituisca ai cittadini la capacità di scegliere i propri eletti e di chiedere conto di quello che fanno attraverso collegi uninominali.
Vogliamo che il nuovo governo risponda all’emergenza sociale, dei troppi giovani senza lavoro e senza formazione che hanno già perso la fiducia nel nostro Paese, dei tantissimi lavoratori in cassa integrazione, di tutti gli esodati che attendono ancora una risposta, delle famiglie italiane che non riescono più ad arrivare a fine mese, delle imprese italiane che lottano e soffrono a causa di lentezze burocratiche, di regole astruse e del penalizzante sistema della corruzione, dell’ assenza di una vera politica industriale rivolta ad un futuro finalmente verde e sostenibile.
Vogliamo una vera politica economica e sociale che rompa con i tagli lineari e con il rigore cieco e controproducente. Lo abbiamo visto anche nell’ultimo anno: troppa austerità uccide. Dovremo cioè finalmente avviare una nuova politica di crescita cominciando a dare concreta attuazione a quel Piano per la crescita e l’occupazione deciso un anno fa e mai avviato. Gli italiani hanno compiuto sforzi e sacrifici senza precedenti per ritrovare la stabilità. Ora sta a noi agire con vera coerenza e pieno rispetto di questi sforzi, avviando con decisione vere politiche di sviluppo su scala nazionale e soprattuto su scala europea.
E vogliamo quindi un’Europa diversa e un’Italia diversa in Europa.
La nuova politica europea dell’Italia deve costruire un’Europa federale e una vera democrazia postnazionale. Il nuovo governo e questo Parlamento dovranno prendere tutte le iniziative necessarie a preparare il nuovo processo costituente europeo, da avviare subito dopo le elezioni europee. Dovremo sostenere il Parlamento europeo e batterci per un bilancio europeo, all’altezza, anche per dimensioni, delle ambizioni e delle promesse che abbiamo fatto ai nostri cittadini.
E’ questo il senso della nostra fiducia: un atto di responsabilità individuale e collettiva che ci assumiamo nei confronti di tutti gli Italiani e di coloro che ci hanno dato fiducia con il loro voto. Una fiducia che vogliamo meritarci ogni giorno di più.
Firmatari (in ordine alfabetico):
Donatella Albano, Sofia Amoddio, Sandro Gozi, Sergio Lo Giudice, Simona Malpezzi, Stefania Pezzopane, Laura Puppato, Sandra Zampa
Nessun giallo sul documento a firma Puppato, Gozi e mia (e dei colleghi che in queste ore mi stanno comunicando la propria adesione).
La presenza della firma di Civati è frutto di un’incomprensione del tutto innocente e banale tra gli estensori del documento diffuso ai mezzi di informazione oggi.
Sandra Zampa
Civati ha già smentito