Giornata contro la violenza sulle donne
“Le donne muoiono perché vittime di un pensiero retrogrado, spesso ripugnante”
Centosedici donne uccise ad oggi in Italia. Compagni, mariti, fidanzati, fratelli sono i loro assassini.
Le leggi non bastano e dobbiamo chiederci se è possibile e dobbiam chiederci se è possibile fare qualcosa in più sul piano della tutela delle vittime. Formazione del personale giudiziario, prevenzione, rapidità di interventi e una riflessione sulla possibilità di accesso ai riti abbreviati con relativo sconto di pena sono aspetti sui quali converrebbe che la politica si interrogasse.
Ma la cultura della violenza si combatte con una proposta culturale nuova che va insegnata e diffusa, in modo capillare, attraverso il sistema scolastico in primo luogo. E dobbiamo farlo, al più presto, perché nessun giovane possa crescere convinto di avere il diritto di imporre, attraverso la violenza, se stesso.
Si tratta di sostenere l’emancipazione femminile, certamente, e allo stesso tempo della urgente necessità di emancipazione di una intera società che sembra aver smarrito il senso più profondo del proprio stare assieme in una comunità di donne e uomini, bambini e giovani, anziani, malati, stranieri.
Le donne spesso subiscono perché educate a sopportare, perché sole e certe della condanna della comunità nella quale vivono. Perchè non possiamo dimenticare il disprezzo che tutto un paese,
Melito di Porto Salvo, ha espresso nei confronti di una ragazzina violentata, da tre anni, da un gruppo di ragazzi. Né l’omertà che ha coperto i colpevoli. Né il senso di vergogna della famiglia che non è intervenuta per tempo.
Ignoranza, paura, arretratezza sono ostacoli che vanno rimossi al più presto. Le donne muoiono perché vittime di un pensiero retrogrado, spesso ripugnante che si manifesta in azioni violente oltre ogni dire: donne sfigurate, arse vive, seviziate. I dati ci indicano che anziché progredire sul piano dei diritti si retrocede in modo pericoloso.
E non possiamo trascurare il dramma degli orfani: il loro numero è salito in 15 anni fino a 1628. Non sono vittime secondarie come vengono spesso indicati. Sono bambini e adolescenti che assistono impotenti alla morte della madre per mano del padre, o di un compagno o di un altro familiare.
Sono vittime di una violenza assistita che se non curata e accolta produrrà altra violenza, in una spirale di odio di cui non si conosce la fine. Abbiamo bisogno ora che le nuove generazioni siano guidate alla conoscenza, alla verità, al superamento di ogni pregiudizio perché nessuna donna debba subire ancora violenza