I minori stranieri arrivati in Italia da soli vogliono lavorare, mantenersi e sostenere le famiglie nel Paese d’origine. Dobbiamo aiutarli ad inserirsi

Care amiche e cari amici,
nei giorni scorsi sono stata invitata a presentare a Milano il libro “Cercare un futuro lontano da casa – storie di minori stranieri non accompagnati” scritto da Giancarlo Rigon e Giovanni Mengoli  per le Edizioni Dehoniane Bologna.
Paolo Riva, sul suo blog ospitato dal Corriere della Sera online, oggi ci offre una sua toccante riflessione su quella serata. Non esito a riproporvela qui.

S.Z.

Settemila minori stranieri arrivati in Italia da soli. Come Amir

di Paolo Riva

La settimana scorsa Amir è tornato alla Casa della carità perché aveva una buona notizia da dare ad amici ed educatori. Non sapeva che la fondazione che per diversi mesi aveva ospitato lui, quella sera avrebbe ospitato invece la presentazione di un libro che lo riguardava molto da vicino. “Cercare un futuro lontano da casa” è un volume che raccoglie dieci storie di minori stranieri non accompagnati. Amir, che è arrivato in Italia quasi due anni fa e ha compiuto diciott’anni da pochi mesi, è stato uno di loro.

''Cercare un futuro lontano da casa'' Storie di minori non accompagnati, di G. Rigon e G. Mengoli

“Abbiamo scritto questo libro – spiegano lo psichiatra Giancarlo Rigon e il religioso dehoniano Giovanni Mengoli – perché, da un lato, volevamo raccontare l’umanità ferita di questi ragazzi e, dall’altro, perché quello dei Msna (minori stranieri non accompagnati) è ancora un fenomeno sommerso”.

Save the Children stima, per difetto, che siano più di 7mila i minori provenienti da Paesi non europei che hanno raggiunto l’Italia da soli, senza un adulto di riferimento che sia per loro legalmente responsabile.

“Sulla loro accoglienza credo che si veda una delle contraddizioni più forti tra i valori in cui crediamo e la loro messa in pratica” ha detto Gad Lerner aprendo la serata cui hanno partecipato, insieme agli autori, anche l’onorevole Sandra Zampa e il presidente della Casa della carità don Virginio Colmegna.

In effetti, per avere un’idea del trattamento che l’Italia riserva a molti di questi giovani, basta pensare ai minori sbarcati a Lampedusa che fino a pochi giorni fa dormivano all’aperto, anche con la pioggia.

Oppure alla storia di Amir che, a sedici anni, dopo essere partito dall’Egitto e aver attraversato il Mediterraneo, è approdato a Milano e ha trascorso diversi giorni vivendo per strada prima di trovare posto, grazie al Comune di Milano, alla Casa della carità.

In via Brambilla, all’interno di un progetto sperimentale con una ventina di altri giovani, è stato seguito nel delicato passaggio verso la maggiore età e accompagnato verso l’autonomia.

“La mia vita è qui” dice Amir anticipando le tappe di un futuro su cui non ha dubbi: avere un’occupazione stabile, risparmiare, trovare casa, sposarsi e fare due figli. E alla Casa della carità, ora che abita in un appartamento di seconda accoglienza, era tornato proprio per annunciare di aver fatto un nuovo passo.

“Ho un lavoro” ha spiegato raggiante e orgoglioso. “E l’ho trovato da solo, tutto da solo. Col contratto: sei mesi, per cominciare. Faccio il meccanico”.

Sandra Zampa conferma. “Questi ragazzi – spiega la vice presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza che sul fenomeno ha condotto un’indagine – sono combattivi. Hanno dei progetti di vita ben chiari e li vogliono realizzare: vogliono lavorare, mantenersi e sostenere le famiglie nel Paese d’origine. E’ un dato strutturale, ma continuiamo a considerarlo un’emergenza”. E come tale viene finanziata.

“I costi dell’accoglienza di questi minori – aggiunge Mengoli – sono oggi a carico dei comuni perché non esiste un fondo nazionale. Eppure non stiamo parlando di grandi numeri, ma di alcune migliaia di giovani”.

Che, in assenza di un piano complessivo, rischiano di venir poco considerati da enti locali con sempre meno risorse.

Per cercare di migliorare la situazione, Save the Children, lo scorso luglio, ha portato in Parlamento una proposta di Disegno di Legge organico per la Protezione e la Tutela dei Minori Stranieri non Accompagnati in Italia. Sandra Zampa è stata una dei primi firmatari, insieme a un gruppo eterogeneo di deputati che va dal PDL al M5S, escludendo la sola Lega. Nonostante l’interesse bipartisan, però, l’iter per arrivare all’approvazione è ancora lungo.

E don Virginio Colmegna ha poca pazienza. “Ho fretta perché penso che, come Paese, siamo in ritardo” spiega. “Questi giovani, negli anni a venire, saranno a tutti gli effetti una parte della nostra cittadinanza. Accoglierli nel modo giusto significa investire nel nostro futuro, non solo nel loro”.

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