Documento presentato da Andrea De Maria, Salvatore Vassallo e Sandra Zampa alla Direzione Nazionale del PD. 20 ottobre 2014
Per dare più forza al Pd
Al suo impegno per far tornare l’Italia a crescere
Una riflessione e una proposta per la Direzione Nazionale del 20 ottobre
Quando il PD è stato fondato, nel 2007, c’erano visioni abbastanza diverse su cosa avrebbe dovuto essere. Ma tutti noi siamo stati alla fine conquistati dal progetto ambizioso e affascinante di costruire non un “ulteriore partito”, quanto un “nuovo tipo” di partito … aperto, plurale, a vocazione maggioritaria; dotato di una larga base di aderenti, composta di «elettori» e di «iscritti»; con una leadership forte e contendibile; capace di parlare quindi al Paese con una voce autorevole; non un corpo separato che cala “dall’alto” le sue riforme, ma un organismo vivo, che ha radici profonde e antenne sensibili nella società italiana; pilastro, nel centrosinistra, di una matura democrazia dell’alternanza; solidamente collocato nella famiglia dei socialisti e dei democratici europei; motore del cambiamento per modernizzare la politica e far tornare l’Italia a crescere.
Oggi che quel progetto si è concretamente affermato e comincia a dare frutti ben visibili per i cittadini, premiati da un ampio consenso, possiamo forse superare i contrasti «di principio» che ci hanno diviso nel passato e cercare di rafforzare l’impianto organizzativo del PD in un dialogo costruttivo, al di la delle divisioni tra componenti congressuali. Questo stesso documento è un esercizio e forse una prova che un tale dialogo sia davvero possibile.
I punti fermi che non sono in discussione
Non è in discussione l’impianto del «partito aperto», costituito da una doppia platea di aderenti: dagli «iscritti» e dagli «elettori-che-aderiscono-partecipando».
Non è in discussione il carattere paritario, rispetto al genere, degli organismi rappresentativi interni, e l’autonomia delle federazioni territoriali.
Non sono in discussione le primarie (senza registrazioni preventive) come metodo ordinario per la scelta delle candidature alle principali cariche apicali di governo e le modalità ugualmente aperte usate per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea nazionali del partito.
Non è in discussione la tendenziale corrispondenza tra la leadership nazionale del partito e la (candidatura alla) guida del governo.
Ma un grande partito ovviamente non è solo fatto di primarie e di leader. Deve avere una organizzazione che attiva e che connette chiunque, con i suoi tempi e suoi modi, voglia partecipare; deve essere una scuola nella quale si elaborano idee per il governo; una palestra che seleziona, forma e promuove classe dirigente; una comunità di persone che condividono valori, oltre a principi circa le competenze e gli standard deontologici da richiedere a chi li rappresenta nelle istituzioni.
Cosa c’è da cambiare
Non abbiamo da proporre soluzioni su tutto. Ci limitiamo a segnalare cinque temi, ben circoscritti, su cui pensiamo che si possa concretamente lavorare nei prossimi mesi.
Abbiamo bisogno di una infrastruttura organizzativa intelligente e leggera, guidata da una chiara strategia di medio termine, per stabilire un legame continuativo con i milioni di persone che, in un modo o nell’altro, hanno aderito o dimostrato interesse verso l’impegno del Pd.
L’ossatura del partito nei territori non potrà che essere costituita dagli iscritti. Dobbiamo quindi da un lato vigilare perché ovunque sia assicurata la trasparenza del tesseramento e dall’altro trovare modi appropriati per coinvolgere di più gli iscritti nelle scelte programmatiche. Pensiamo ad una vera e propria rete telematica di scambio, condivisione e consultazione, a partire dallo sviluppo del progetto dei ‘Circoli in rete‘.
È necessario un impegno non occasionale per la formazione politica, per un partito che «pensa europeo». In altri Paesi europei la formazione è al centro dell’attività di fondazioni indipendenti oppure direttamente promosse dai partiti, titolari di specifiche e trasparenti fonti proprie di finanziamento, anche di carattere pubblico. Una strada su cui riflettere anche per l’Italia.
Dobbiamo semplificare, chiarire e completare il sistema delle norme interne, seguendo uno schema di lavoro già predisposto nell’ambito della Commissione Nazionale di Garanzia.
Dobbiamo imparare ad usare gli organismi rappresentativi interni come sede per discutere e socializzare i grandi indirizzi politici che il Pd assume, iniziando con il prevedere sessioni programmatiche dell’Assemblea Nazionale.
Bisogna riflettere sui modi per allineare le tornate congressuali e limitare il numero delle elezioni interne (congressi, primarie), per non sottoporre iscritti ed elettori ad una sequenza troppo ravvicinata di consultazioni, al rischio anche di snaturare e debilitare questi irrinunciabili strumenti. In questo quadro, crediamo sia utile interrogarsi sulla opportunità che anche gli organismi dirigenti di livello regionale, come attualmente quello provinciale e di circolo, siano eletti dai soli iscritti.
Una proposta operativa
Questi nodi possono essere oggi affrontati tempestivamente e bene, in un confronto serio, non viziato da pregiudizi, al di là delle divisioni tra componenti congressuale. Per esempio costituendo un gruppo snello di lavoro che nelle prossime settimane svolga una istruttoria in vista di una sessione tematica della prossima Assemblea Nazionale, chiamata a discutere ed approvare sia un documento politico di indirizzo sull’organizzazione del Pd sia alcuni interventi puntuali e mirati, per semplificare, chiarire e completare il quadro delle norme interne.
Andrea De Maria — Salvatore Vassallo — Sandra Zampa
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