La Zampa non sarà più la “voce” di Prodi
Articolo di Silvia Bignami su La Rapubblica di Bologna del 29 dicembre 2013
Eletta vicepresidente dell’ Assemblea Pd. «Questione di opportunità, ne sto parlando col Prof» – L’ ex premier non cambia idea sulla tessera ma vede nei democratici l’ unica risorsa.
La prodiana Sandra Zampa verso l’addio al suo incarico da portavoce di Romano Prodi. La decisione non è ancora presa, ma la deputata Pd, appena eletta vicepresidente Dem all’Assemblea Nazionale, sta considerando insieme a Prodi l’opportunità di interrompere una collaborazione, quella di “portavoce ufficiale” dell’ ex premier appunto, che va avanti da anni, sin dai tempi in cui Prodi era a Palazzo Chigi.
Una questione di «opportunità», visto che come Vicepresidente Pd, la Zampa – tuttora legatissima sia a Prodi che alla sua famiglia – ricoprirà d’ora in poi personalmente un ruolo dirigenziale nel partito.
«Stiamo valutando insieme al Professore. Decideremo nei prossimi giorni» ammette la prodiana, che ha appoggiato Pippo Civati alle Primarie, e che da lui è stata indicata come vice di Gianni Cuperlo, insieme al Presidente della Provincia di Pesaro, il renziano Matteo Ricci.
Una carica nel partito che è pure una novità per i prodiani, da sempre defilati nella gestione del vecchio Pd.
Ma l’ aria, dopo le primarie e la decisione di Prodi di andare a votare ai gazebo nonostante lo schiaffo dei 101 di aprile, pare cambiata.
Il Professore tornerà a iscriversi al Pd? Assolutamente no, assicura chi gli è vicino. Almeno per ora. La tessera resta insomma nel circolo di via Orfeo e si conferma la decisione presa lo scorso anno di fare un passo indietro. Complice la «mancanza di politica» nel Pd, come ha ammesso lo stesso Prodi ai gazebo l’ 8 dicembre, ma anche la vicenda dei 101 franchi tirat ori che pugnalarono nell’ urna il padre fondatore del partito. I famosi “Tre giorni che sconvolsero il Pd”, raccontati dalla stessa Zampa in un libro da poco pubblicato.
I toni del Professore restano quindi assai prudenti, ma dietro la distanza trapela comunque un filo di cauto ottimismo, legato soprattutto ai giovani del partito: non solo il neosegretario Matteo Renzi, ma anche Civati. «Il Pd è l’ unica risorsa di questo Paese, e io mi auguro di vederlo diventare il grande partito che avevamo pensato quando è nato» è la speranza che l’ ex premier avrebbe confidato ai suoi collaboratori.
Il Professore resta però a guardare da lontano, come promesso auspicando, al momento del voto alle primarie, un ricambio generazionale, e come ha spiegato giorni fa motivando pure la sua scelta di non entrare in direzione: «Non essendo iscritto al Pd, non potevo far parte della Direzione. È stata una mia scelta. E non c’ è nessuna rottura col partito»