”La forza di una donna, la vittoria di un Popolo”
Articolo di Sandra Zampa ed Albertina Soliani su Avvenire del 11 novembre 2015
Ha vinto Aung San Suu Kyi, ha vinto il popolo birmano, ha vinto la democrazia. Ieri in Myanmar è cambiata la storia. In questa fase della vita del mondo quello che sta accadendo in Birmania ha una forza universale.
Una donna, figlia dell’eroe nazionale Aung San che ha dato l’indipendenza al Paese, ha posto la sua vita al servizio della patria. Ha resistito per lunghi anni ai militari, dando speranza alla sua gente come una luce nel buio, ha parlato della democrazia come del bene più grande di una comunità. Lo ha fatto da sola, con la sola forza della sua spiritualità, della sua integrità morale, della sua fiducia nella non violenza e nella riconciliazione.
Da infiniti dolori, da sofferenze e perdite di un intero popolo e dei suoi giovani ha tratto la forza per indicare a tutti un nuovo cammino, di libertà e di pace. Di democrazia.
“La mancanza di democrazia è la povertà più grande che si può infliggere ad un popolo”, aveva scritto. In questi giorni il Cardinale Charles Bo, Arcivescovo di Yangon, aveva detto: “Il voto è un pellegrinaggio di speranza. Tutti noi intraprendiamo questo pellegrinaggio. Il nostro destino è nelle urne. Il diritto al voto è sacro”. La democrazia come pellegrinaggio, davvero una lezione per il resto del mondo.
In questi anni il mondo intero ha seguito la solitaria sfida di Aung San Suu Kyi. Dopo il conferimento del Premio Nobel per la Pace nel 1991 Aung San Suu Kyi ha scelto la strada della responsabilità politica.
E’ la politica internazionale che oggi deve comprendere che ciò che è accaduto in Birmania apre strade nuove per tutta l’Asia.
Che nuovi equilibri si stanno determinando e che un paese come la Birmania, che inizia oggi il suo cammino democratico, spera di trovare nelle democrazie del mondo partner fondamentali per evitare rischi di ritorni al passato affrontando invece positivamente le nuove sfide economiche e sociali che ha di fronte.
Nel suo messaggio ad EXPO 2015 Aung San Suu Kyi ha parlato dei bambini del suo Paese che hanno bisogno di nutrimento perché crescendo possano anch’essi dare al mondo il loro contributo.
Da diversi anni siamo al fianco di Aung San Suu Kyi, fin dagli anni bui degli arresti domiciliari. Abbiamo sostenuto in Parlamento la sua liberazione e quella di prigionieri politici, l’apertura della democrazia in Birmania, il superamento delle sanzioni, nuovi rapporti di cooperazione con il Myanmar. Oggi chiediamo all’Italia e all’Europa di tenere con la Birmania lo stesso passo che Aung San Suu Kyi e il suo popolo hanno tenuto con la storia.
Più politica, più scambi e relazioni culturali e sociali, una immediata interlocuzione con il nuovo Parlamento Birmano. Aung San Suu Kyi e le istituzioni nate dal voto di ieri dovranno poter incontrare subito un‘ Italia attenta e partecipe.
Sappiamo che Aung San Suu Kyi ha l’Italia nel cuore, e anche noi del resto abbiamo la Birmania nel cuore. Un tempo nuovo si è aperto. Un tempo di grazia. Molti infiniti e complessi saranno ancora i problemi, ma quello che è successo ieri fa già storia. Una nuova Birmania è nata, noi siamo con lei.