«TROPPI DRAMMI TRA CARENZE STRUTTURALI E VIOLAZIONI DEI PRINCIPI INTERNAZIONALI»
Lo afferma Sandra Zampa, relatrice del rapporto parlamentare.
Intervista a Sandra Zampa su Il salvagente del 21 Giugno 2012
Il grave bilancio emerso dall’indagine conoscitiva svolta dalla Commissione bicamerale sull’ infanzia mostra condizioni di vita drammatiche, violazioni di impegni internazionali, carenze strutturali, impreparazione del personale chiamato ad accogliere. Il documento conclusivo, pubblicato il 27 marzo 2012, consegna ai rappresentanti istituzionali un piano di interventi che scaturisce dall’accertamento delle troppe inosservanze dei principi sanciti dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo – firmata a New York nel 1989 e ratificata nel 1991 – che impegna a mettere al primo posto la considerazione dell’interesse del minore in tutte le decisioni che lo riguardano.
Quali sono stati gli aspetti che vi hanno colpiti di più ?
Senza aprire una parentesi sui respingimenti che avvengono nei porti dell’Adriatico, il primo rilievo mosso è l’estrema pericolosità del percorso attraverso cui i minori arrivano in Italia, in genere via mare. Una volta arrivati, attraversano una serie di fasi spesso confuse di accoglienza, dovuta anche a problemi connessi alla loro identificazione, che è di fondamentale importanza se messa in relazione alla scomparsa di un numero altissimo di minori: 1.073 ragazzi, il 23,4% dei 4.580 arrivati nel 2011 passando per Lampedusa, risultano “irreperibili”. Senza contare che spesso molti sono stati tenuti per settimane insieme agli adulti in Centri di prima accoglienza. Ma problematica è anche la fase della seconda accoglienza che deve incrociare poli italiani hanno cominciato ad accorgersi della presenza di minori stranieri non accompagnati in seguito agli sbarchi della scorsa primavera, ma il problema esiste da tempo”.
Sandra Zampa è capogruppo del Pd in commissione bicamerale Infanzia e relatrice dell’indagine sui minori stranieri non accompagnati. Onorevole Zampa , come è nata l’ idea di approf ondire il tema?
Per valutare l’entità del fenomeno e conoscere le condizioni dei minori, nell’ottobre 2008 la commissione ha deliberato un’indagine conoscitiva che l’ha portata ad acquisire storie di litiche per l’inclusione e la formazione. Deve, insomma, concorrere a costruire le fondamenta di una loro permanenza in Italia una volta raggiunta la maggiore età. Per i minori che invece attraversano il nostro territorio per raggiungere altri paesi, occorre pensare a viaggi assistiti. La domanda da porsi è: perché lasciano casa loro?
Quali sono gli obiettivi e le proposte per realizzarli?
Il primo è una tempestiva procedura di identificazione fin dal momento della prima accoglienza, attraverso una task-force di personale specializzato e rappresentanti delle Ong per contrastare la dispersione. Servono poi gare pubbliche per l’accreditamento delle comunità alloggio, con fissazione di requisiti sia di carattere economico-gestionale che in termini di risorse umane. Gli standard di accoglienza devono essere sottoposti a controllo periodico e prevedere l’attivazione di percorsi di reale integrazione, tali da motivare il minore a non allontanarsene. Cosa che invece capita spesso e riserva pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata. Inoltre abbiamo proposto il rilascio di un documento di identità e la trasformazione di parte dei sussidi per l’accoglienza in borse lavoro per ultrasedicenni, con il vantaggio di toglierli dall’inattività e far percepire alla comunità la loro utilità sociale. Fondamentale è poi il rifinanziamento del Programma nazionale di protezione dei Mnsa gestito dall’Anci e l’attivazione di procedure di affidamento familiare temporaneo. Sbagliare nell’accoglienza, oltre a uno spreco di risorse, significa produrre un circuito che sfocia nell’illegalità, alla lunga altrettanto costoso.
UNA RETE DI 32 COMUNI RIMASTA SENZA FONDI
Secondo i dati del IV Rapporto Anci-Cittalia, sono 845 i Comuni italiani che nel 2010 hanno accolto minori stranieri non accompagnati e le Regioni maggiormente interessate sono state Lazio (19%), Puglia (14%), Emilia-Romagna (13%) e Lombardia (11%). “Un impegno gravoso economicamente e non solo, tanto che il governo tra il 2008 e il 2011 ha stanziato 25 milioni di euro per il Programma nazionale di protezione dei Mnsa, finanziato dal ministero del Lavoro e realizzato dall’Anci”, spiega Virginia Costa, che per il Programma è responsabile della segreteria tecnica. “Il sistema, basato su una rete di 32 Comuni selezionati tra quelli maggiormente coinvolti, ha permesso di accogliere più di 2.750 minori, sia in strutture sia presso famiglie. Sono state sperimentate modalità di presa in carico e integrazione, attraverso l’applicazione di linee guida uniformi sul territorio. Ma non è stato più finanziato dopo lo scorso 31 dicembre e gli enti locali si battono da mesi per la conferma dell’assegnazione di fondi, per proseguire il lavoro svolto ed estendere i risultati della sperimentazione ad altri Comuni interessati”.