Rai, proposta riforma Sel-Civati: canone su reddito e fine Vigilanza
(LaPresse) Roma, 4 marzo – “Riforma del servizio pubblico. La Rai bene comune”. E’ il titolo della Proposta di Legge presentata oggi alla Camera dai deputati Giuseppe Civati, Nicola Fratoianni, Arturo Scotto, Sandra Zampa, Annalisa Pannarale e Luca Pastorino.
L’obiettivo è quello di tutelare un bene comune caratterizzato dalla promozione dello sviluppo democratico, sociale, culturale e dei diritti umani di ogni società tutelando il diritto dei cittadini a ricevere e diffondere informazioni, idee ed opinioni garantendo un accesso non discriminatorio.
Il servizio pubblico, si legge, deve essere svolto in piena autonomia ed indipendenza editoriale, amministrativa e finanziaria. Nessun decreto quindi ma un’intensa attività di confronto a livello parlamentare. “Il governo vuole fare in fretta sulla riforma della Rai? Io dico per una volta facciamo bene tramite un percorso che parta con la giusta autonomomia parlamentare dove tutte le forze si confrontino insieme per il bene comune – spiega Civati – Facciamo un lavoro di sostanza sulle cose di cui parliamo. Non mi sembra impossibile”. Un pensiero condiviso anche da Fratoianni: “Una questione così rilevante – argomenta – non deve essere sottratta al dibattito parlamentare. Ci sono tutte le possibilità di una discussione aperta. Per noi il servizio pubblico è un bene comune”.
Ascolta l’intervista di Lanfranco Palazzolo a Sandra Zampa per Radio Radicale
Tante le novità presentate nella proposta di legge a partire da quella che il pagamento del canone venga determinato all’interno della dichiarazione dei redditi sulla base del criterio della progressività nell’imposizione fiscale generale. Dal punto di vista tecnico si parla dell’istituzione di un Consiglio per le Garanzie del Servizio Pubblico che dura in carica tre anni con mandato non rinnovabile. Si tratta di un organismo di 21 membri di cui solo 6 eletti dal parlamento. A completarlo 2 membri scelta dalla conferenza Stato-Regioni ed 1 dall’Anci. Gli altri 12 invece vengono eletti in rappresentanza degli utenti o di importanti componenti della società civile. Uno eletto dalle associazioni degli artisti, uno dalle associazioni dei produttori di contenuti, cinque direttamente dagli utenti tramite una procedura telematica sul sito Rai su liste di candidati presentati da associazioni dei consumatori e dalle confederazioni sindacali maggiormente rappresentative in ambito nazionale, 5 eletti in rappresentanza di associazioni ed Ong. Tutti i membri del collegio devono avere comprovata esperienza nel settore delle comunicazioni.
Nella proposta si parla pure di soppressione della commissione di vigilanza Rai. La società infatti verrebbe amministrata da un consiglio di amministrazione di cinque membri eletti dall’istiuito Consiglio per le Garanzie del Servizio Pubblico. Il Cda eleggerebbe poi fra i suoi membri il presidente ed un soggetto esterno in qualità di direttore generale scelto sulla base del curriculum vitae e di un progetto editoriale. Il consiglio di amministrazione, inoltre, è soggetto alla sorveglianza del Consiglio per le Garanzie del Servizio Pubblico al quale presenta una relazione trimestrale. Il Consiglio stesso è poi tenuto a riferire al Parlamento ogni sei mesi in relazione all’andamento della Rai e degli obiettivi ad essa affidati mediante il contratto di servizio.
Per rafforzare la trasparenza come punto cardine della proposta di legge i firmatari specificano infine nell’articolo 7 che il direttore generale, il presidente del Cda e tutti i membri candidati o eletti nel Consiglio per le Garanzie del Servizio Pubblico non possano nei tre anni precedenti la nomina aver ricoperto incarichi parlamentari o politico e di governo anche in ambito regionale né all’interno di società controllare direttamente od indirettamente dalle Regioni. Decisiva inoltre la comprovata esperienza nel campo delle comunicazioni ed in quello economico, giuridico o umanistico. Porte chiuse in partenza infine per tutti i soggetti che siano stati oggetti di sentenza passata in giudicato in procedimenti di natura penale. Per loro la porta è chiusa in partenza.
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