Il governo dia seguito alle risoluzioni già approvate per incoraggiare la modifica della Costituzione del Myanmar

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

La Commissione III,

premesso che:

il Parlamento italiano, nel Senato della Repubblica e nella Camera dei deputati, segue da anni con costante attenzione la situazione del Myanmar, Paese strategico nel Sud est asiatico, guidato per decenni da una giunta militare e sottoposto a gravi violazioni dei diritti umani;

l’Italia è vicina da tempo al popolo birmano e ha manifestato il suo sostegno sia attraverso le iniziative di associazioni, istituzioni locali e società civile, sia attraverso l’attività dell’Associazione parlamentare “Amici della Birmania” che, a partire dalla XIV legislatura, ha avuto contatti diretti con la realtà sociale e politica del Paese e con la leader dell’opposizione democratica, Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, per lunghi anni agli arresti domiciliari;

negli ultimi quattro anni è in atto in Myanmar un processo di transizione verso la democrazia e di riconciliazione nazionale, avviato dal Capo del Governo Thein Sein e da Aung San Suu Kyi, dopo la sua liberazione, avvenuta nel novembre 2010, e la sua elezione al Parlamento birmano il 1o aprile 2012;

l’esecutivo birmano ha intrapreso diversi gesti di apertura verso i gruppi etnici armati che combattevano da decenni contro la dittatura, firmando un accordo con le etnie Wa e Mongla e ufficializzando il cessate il fuoco con i ribelli Karen, protagonisti di una delle più lunghe insurrezioni armate della storia del paese;

nell’opera di pacificazione si è distinto il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e primo porporato della storia della Chiesa birmana, che sta operando per una mediazione tra le forze armate e le milizie etniche, esortando le parti in lotta ad incontrarsi per riprendere i negoziati di pace e mettere così fine a un conflitto armato che imperversa da decenni e ha causato migliaia di vittime e feriti, anche fra i civili;

parallelamente il Governo birmano ha avviato un’azione di apertura nei riguardi della Comunità internazionale, avvalendosi anche del ruolo di presidente di turno dell’Associazione delle nazioni dell’Asia del sud orientale (ASEAN) nel 2014;

l’Italia è convintamente schierata a sostegno dello sviluppo democratico del Myanmar, come è emerso dalla visita effettuata da Aung San Suu Kyi in Italia, dal 27 al 31 ottobre 2013, durante la quale ha incontrato il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, la Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio, il Ministro degli affari esteri, l’Associazione parlamentare «Amici della Birmania», le città di Roma, Torino, Bologna, Parma e l’Università di Bologna. In quella occasione Aung San Suu Kyi  si è detta “toccata dall’accoglienza di Roma” – dove ha ricevuto la cittadinanza onoraria che le era stata conferita nel 1994 – ed ha affermato «L’Italia resti vicina alla Birmania», dando impulso sia alle relazioni politiche e istituzionali sia alla cooperazione economica, sociale e culturale per il progresso del suo Paese, la costruzione della sua democrazia e per la crescita dei rapporti tra l’Italia e la Birmania;

sono stati avviati nuovi rapporti bilaterali di collaborazione politica ed economica con Rangoon, rinnovati da ultimo con la missione nella capitale birmana, nel febbraio scorso, del Sottosegretario agli Affari esteri ed alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, nel corso della quale egli ha ribadito il convinto sostegno dell’Italia al processo di transizione verso la democrazia ed ha sottolineato l’importanza che le prossime elezioni politiche, programmate entro l’anno, siano libere e trasparenti, in un contesto stabile e democratico pienamente funzionale anche all’attrazione di nuovi investimenti esteri. Il Sottosegretario ha anche incontrato Aung San Suu Kyi, presso la sede del Parlamento birmano. Nel corso del colloquio, Della Vedova ha ribadito l’importanza del ruolo da lei svolto, e che sarà chiamata ancora a svolgere, nell’evoluzione del processo democratico del Myanmar;

tuttavia, pur in presenza di questi sforzi verso un’apertura democratica delle istituzioni politiche ed un nuovo ruolo internazionale del Paese, la Costituzione in vigore nel Myanmar, la cui revisione è oggetto di discussione politica e parlamentare, evidenzia ancora oggi elementi di forte criticità democratica, tra i quali la discriminazione sulle candidature alla Presidenza e alla Vicepresidenza dell’Unione birmana, l’assegnazione del 25 per cento dei posti ai militari nell’Assemblea dell’Unione e nella Camera delle nazionalità, e la previsione di procedure estremamente restrittive per l’approvazione degli emendamenti alla Costituzione;

in particolare, la Costituzione al capitolo 3 punto f, prevede per il Presidente dell’Unione e il vicepresidente «non lui, i suoi genitori, il coniuge, uno dei figli legittimi o i loro coniugi devono avere legami con una potenza straniera, non deve essere soggetto al potere o cittadinanza di un Paese straniero», determinando con ciò una evidente discriminazione nei confronti di Aung San Suu Kyi, che ha manifestato l’intenzione di candidarsi alla Presidenza del Myanmar nelle prossime imminenti elezioni;

in tale quadro, accanto ai segnali incoraggianti, non mancano episodi di gravissima tensione sociale,  carica di opportunità alla vigilia delle nuove consultazioni politiche ma anche foriera di gravi tensioni come i recenti scontri, svoltisi nella città di Letpadan, tra la polizia e gli studenti che manifestano contro una controversa riforma dell’istruzione, conclusisi con atti di violenza da parte delle forze dell’ordine, arresti illegittimi e violazioni dei diritti umani;

l’insicurezza e la precarietà economica di una società ancora largamente rurale è ora acuita dalla prosecuzione di gravi operazioni di confisca delle terre dei contadini perpetrate delle autorità governative, del tutto al di fuori di legalità, che espongono migliaia di persone all’incertezza ed alla povertà;

il Parlamento italiano ha negli anni scorsi seguito costantemente l’evoluzione del quadro politico del Myanmar, anche attraverso l’adozione di appositi atti d’indirizzo come la risoluzione n. 8-00017, approvata dalla Commissione Affari esteri il 16 ottobre 2013, e la risoluzione n.  7-00389, approvata dalla stessa Commissione il 18 giugno dello scorso anno, che impegna tra l’altro il Governo a garantire costante determinazione nell’intervenire in ogni sede, europea ed internazionale, per assicurare, in rapporto diretto con il Governo e con il Parlamento del Myanmar, con continuità l’ulteriore positiva evoluzione del processo democratico del Paese asiatico, anche nella prospettiva delle elezioni politiche del 2015; a sostenere l’apertura democratica del Myanmar e, quindi, l’eguale e pari partecipazione di tutti i partiti politici e di tutti i cittadini, senza alcuna esclusione, alla vita democratica ed istituzionale del Paese, nonché lo svolgimento di elezioni libere e democratiche; fermo restando il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità legislativa di ogni Paese, a incoraggiare in ambito internazionale la modifica della Costituzione del Myanmar, in particolare nel punto in cui impedisce a chi abbia parenti di nazionalità straniera di candidarsi alle elezioni presidenziali, previsione che non ha fondamento nei principi democratici universalmente riconosciuti; a sostenere la legittima aspirazione del premio Nobel Aung San Suu Kyi, al pari di ogni altro cittadino birmano, a partecipare pienamente alla vita politico-elettorale nazionale;

rilevato che:

questi sono mesi cruciali per la transizione democratica in Myanmar in considerazione delle imminenti elezioni politiche;

la collaborazione politica, economica e sociale tra l’Italia e il Myanmar, che vede uno sviluppo crescente, corrisponde all’interesse di entrambi i popoli e si inserisce nell’ambito dei rapporti tra l’Europa e l’Asia che aprono prospettive nuove per il futuro del mondo;

il consolidamento della riforma democratica in Myanmar è fattore decisivo per lo sviluppo delle relazioni tra l’Unione europea e il Myanmar, e, dunque, tra l’Italia e il Myanmar, nell’ambito delle relazioni internazionali per l’armonico sviluppo dei Paesi nel mondo globale, il progresso civile delle nazioni e il conseguimento dei comuni obiettivi di salvaguardia dei diritti umani e della pace;

l’evoluzione democratica del Myanmar, il rispetto dei diritti umani, la liberazione di tutti i prigionieri politici, il superamento dei conflitti etnici devono continuare ad essere considerati parte integrante dello sviluppo economico e sociale della Birmania;

è evidente che l’attuale fase politica in Myanmar, alla vigilia delle elezioni, è decisiva e non può non prevedere in tempi rapidi il cambiamento della Costituzione, come testimonia il crescente movimento nel Paese per il conseguimento di questo obiettivo e come è costantemente auspicato dalla comunità internazionale;

Aung San Suu Kyi è impegnata con coraggio, determinazione e con tutte le sue forze per il cambiamento della Costituzione, poiché è in gioco la libertà e il progresso del suo popolo, e per ricostruire la nazione sulla base della giustizia, della verità, della fiducia, della riconciliazione, della pace, dello sviluppo umano, di un’autentica democrazia in Myanmar;

nel processo di transizione verso la democrazia in Myanmar è necessario che siano sostenute tutte le forze che credono nella democrazia, avendo anche presenti i rischi di inversione del cammino democratico che sempre si accompagnano alle grandi scelte di cambiamento;

impegna il Governo a:

dare seguito alle risoluzioni – n. 8-00017 n. 7-00389 approvate dalla Commissione Affari Esteri della Camera rispettivamente nelle sedute del 16 ottobre 2013 e del 18 giugno 2014;

incoraggiare in ambito internazionale la modifica della Costituzione del Myanmar, in particolare nel punto in cui impedisce a chi abbia parenti di nazionalità straniera di candidarsi alle elezioni presidenziali, previsione che non ha fondamento nei princìpi democratici universalmente riconosciuti, fermo restando il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità legislativa di ogni paese;

promuovere e sostenere una partecipazione più intensa dell’Italia al processo di transizione democratica in Myanmar, a partire dal sostegno al processo di preparazione di consultazioni elettorali libere e giuste, attraverso un costante confronto sia con le autorità di Governo sia con l’opposizione, ed in particolare con la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi;

promuovere, nelle idonee sedi multilaterali, anche attraverso petizioni internazionali, una costante verifica dello stato del rispetto dei diritti umani, attraverso la puntuale denuncia delle loro violazioni ed il un monitoraggio dei risultati raggiunti, da affiancare a tutti le opportune iniziative di mobilitazione internazionale per la liberazione di tutti i prigionieri politici ed il superamento dei conflitti etnici;

promuovere la richiesta, nelle sedi internazionali, in Myanmar sia istituita una commissione d’inchiesta sulle recenti repressioni da parte della polizia delle manifestazioni degli studenti, come richiesto dalla Lega Nazionale per la Democrazia;

farsi promotore, anche nell’ambito dell’Expo 2015, di iniziative per la cessazione della confisca delle terre dei contadini;

valorizzare e sostenere le associazioni della società civile che in Italia hanno rapporti di amicizia e di collaborazione con il Myanmar.

SANDRA ZAMPA –

ADESIONI

ZAMPA – QUARTAPELLE – CHAOUKI – CASSANO – CARRA M.- MINNUCCI M.-  RIBAUDO C. – MARCHI M. –  ROMANINI G. –  GANDOLFI  P. –  TARICCO M. – IORI V. – COVA P. –  PICCIONE T. – D’OTTAVIO U. –  IACONO M. – D’INCECCO  V. – PATRIARCA E. – MALISANI  G. – MAESTRI P. – MICCOLI M. – GIULIANI F. – MURA R. – MURER  D. – FEDI  M. – ZAN A. – LENZI D. – CAPONE S. – RUBINATO S. – FONTANA C. – ZANIN G. – MANFREDI M. – CIMBRO E. – MOSCATT A. – PAOLO ROSSI – GHIZZONI M. – TULLO M. – SBROLLINI D. – AMODDIO S. – LA MARCA F. – VILLECCO CALIPARI R. – BARUFFI  D. – FREGOLENT S.

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abc last mar 27, 2015 Categorie: Parlamento ,In Parlamento
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