Dichiarazione di voto di Sandra Zampa, a nome del Partito Democratico, sul Disegno di legge: “Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003″ – 6 luglio 2016
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. La ringrazio, signor Presidente. Colleghe e colleghi, il gruppo del Partito Democratico si esprimerà favorevolmente sulla ratifica del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla criminalità informatica, che include nella Convenzione anche gli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici.
Ho appena sentito parlare di fretta e sono piuttosto sbalordita, visto che dal 2003, da circa tredici anni, si attendeva questa ratifica. Ora, finalmente, il Parlamento italiano può colmare questo ritardo. È stato ricordato – lo richiamo anch’io – che, infatti, oggi si conclude un iter avviato addirittura nella scorsa legislatura con la risoluzione Nirenstein in Commissione e, in questa legislatura, con la mozione a prima firma Mogherini sui reati commessi on line.
Di fatto, noi oggi compiamo un atto che non solo armonizza le nostre norme rispetto a quelle del Consiglio d’Europa, ma anche reagisce e risponde, in qualche modo, naturalmente nella finitezza e nella limitatezza che le norme possono avere, alla recrudescenza quotidiana e contemporanea di fenomeni di razzismo e di xenofobia, di antisemitismo e di discriminazione razziale. L’approvazione di questo disegno di legge non è solo un atto dovuto, è più di questo: è una risposta, dunque, culturale, prima che giuridica, a una grande minaccia anche attraversa le conoscenze e le vite dell’Europa contemporanea. E sarebbe opportuno, colleghi, – lo dico soprattutto con riferimento all’intervento che mi ha preceduto – che si mettessero da parte, di fronte a questi drammi e a queste tragedie, a questa violenza e a questa ondata di violenza, le ragioni di partito e le ragioni della piccola quotidianità della politica.
La nostra società è attraversata da vere e proprie ondate di violenza e di recrudescenza di questi fenomeni. Lo sappiamo tutti, è l’esperienza quasi quotidiana di chiunque di noi utilizzi e frequenti i social. Ai tradizionali strumenti di comunicazione e di propaganda, infatti, si è aggiunta oggi la rete, alla quale accede – è bene ricordarlo – l’80 per cento dei giovani europei che si collegano tra loro. Abbiamo il dovere di interrogarci sulle cause del sempre più frequente diffondersi di comportamenti ispirati all’odio, alla violenza, alla discriminazione e alle ideologie razziste. Ma abbiamo soprattutto il dovere di intervenire. È molto più facile denigrare, offendere, deridere attraverso i social piuttosto che in un confronto reale.
A coloro che hanno avuto dubbi e che ritengono che ci sia una limitazione eccessiva alla libertà di parola e di opinione dobbiamo chiarire che con questo disegno di legge non riduciamo in alcun modo la libertà di espressione, ma puntiamo a contrastare la propaganda dell’odio e della violenza razziale attraverso i sistemi informatici. Puntiamo, insomma, ad affermare un’etica telematica della responsabilità come fase di sviluppo superiore e più avanzato della semplice etica telematica della testimonianza.
L’approvazione di questo disegno di legge è un atto che dobbiamo al nostro Paese da sempre e questa deve essere una ragione di orgoglio per noi protagonista nella lotta alla discriminazione. L’avvio della commissione di studio sull’intolleranza, sulla xenofobia, sul razzismo e sui fenomeni di odio, istituita da questa Presidenza, dalla Presidente Laura Boldrini, ne costituisce un’altra autorevole testimonianza. Ma questa approvazione è un atto che dobbiamo anche alla comunità internazionale e all’Europa. Quindi, annuncio e confermo il voto favorevole del Partito Democratico
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).