Purtroppo non ho potuto partecipare all’incontro “Riprendiamoci il PD“, l’assemblea pubblica di incontro e di ascolto convocata da “Insieme per il PD”. L’iniziativa è stata convocata per avviare, attraverso il prossimo Congresso, una nuova fase costiuente, che rompa con quanto è avvenuto finora e sia un riferimento per l’intero centro-sinistra.
Sandro Gozi ha potuto leggere all’assemblea il mio intervento scritto; ve lo propongo qui.
SZ
Caro Sandro, cara Michela e cari amici,
ci tenevo molto ad essere con voi oggi anche perché è nella condivisione di un grande progetto e nella passione comune che troviamo l’energia per andare avanti in un momento così difficile per chi fa politica con l’obiettivo di cambiare ciò che ci circonda e impedisce al Paese di decollare dal punto di vista etico, sociale, culturale ed economico. Il vecchio sembra non volersene andare mai e il cambiamento destinato a un rinvio continuo. Ogni volta che abbiamo avuto, noi del centro sinistra, la possibilità di compiere finalmente il passo decisivo per avviare un percorso di cambiamento dell’Italia abbiamo fallito. E’ stato così con il governo ulivista, che resta nella società italiana e tra i nostri elettori, il più apprezzato e rimpianto della seconda repubblica, è stato così con il secondo governo Prodi che non ha potuto portare a compimento un disegno di cambiamento del Paese che aveva necessità dei cinque anni dell’intera legislatura per concludersi, ed è stato così alle ultime elezioni politiche per una vittoria mancata e per la scelta di 101 franchi tiratori. L’Italia sta soffrendo e noi che l’amiamo soffriamo per lei, per i nostri concittadini, con tutti coloro che hanno a cuore la democrazia e il bene comune. Il Partito democratico era nato per questo: la sua vocazione era cambiare l’Italia in meglio. Guardare al futuro progettandolo con l’energia positiva che deriva dalla consapevolezza di poter essere insieme un grande popolo e un grande Paese. Fa impressione rileggere oggi il nostro Manifesto dei valori. E’ rimasto poco più che lettera morta: “la nascita del PD ha creato le condizioni per una svolta non soltanto politica ma anche culturale e morale nella vicenda italiana”. In quel documento c’era la soluzione a una gran parte dei nodi che hanno bloccato il partito e ne hanno impedito la vittoria. Perché da quando è nato il PD non ha mai vinto e ha anzi perso il proprio consenso elettorale consultazione dopo consultazione. Perché? Non pensate che sia venuto il momento di farsi a voce alta questa domanda e di cercare una risposta? Quando si ha davvero a cuore qualcosa non si deve temere di passare attraverso la verità. Noi vogliamo bene al PD, noi lo vogliamo forte e vogliamo che piaccia agli elettori. Ma vogliamo bene al PD perché vogliamo prima di tutto bene all’Italia e la mettiamo al primo posto su tutto, anche sulla ditta, e siamo certi che, se ce la facessimo, potremmo finalmente curare le sue ferite, le sue patologie che restano da troppo tempo sempre le stesse e perciò degenerano. Gli anni passano. L’Italia non cambia. Come facciamo a meravigliarci che il popolo perda la speranza e si affidi alla rabbiosa risposta di chi grida: “mandiamo tutti a casa” senza poi avere la benché minima idea di quale sia la strada da prendere per cambiare? Nel PD non siamo noi che ci ribelliamo all’unanimismo ipocrita del “va tutto abbastanza bene, in fondo siamo l’unico e primo partito italiano” a tradire la buona politica. Non siamo noi. Noi vogliamo di meglio e di più perché sappiamo che ci può essere di meglio e di più. L’abbiamo persino conosciuto negli anni della messa a dimora dell’Ulivo, nella fase nascente del PD già segnata dagli errori della sua classe dirigente, che ha preso a guardare subito all’indietro, alle case di provenienza e non avanti, non al futuro. Statue di sale, le definisce la Bibbia quando parla di coloro che si girano indietro a guardare. Noi vogliamo conquistare e riconquistare la fiducia degli elettori che aspirano a poter dare il proprio consenso a un partito trasparente, generoso, utile all’Italia e non a una federazione di correnti quando va bene o a una somma di potentati in faida permanente quando va male. Noi vogliamo che i militanti che sacrificano le proprie domeniche o le proprie estati per dar gambe ai propri ideali siano orgogliosi di ciò che fanno, noi vogliamo che i giovani tornino a guardare al PD perché ci trovano risposta al desiderio di impegnarsi per il proprio paese o quando pensano al proprio futuro. Noi vogliamo un PD migliore perché abbiamo a cuore la democrazia e vogliamo che quel che è accaduto e ci ha costretti a un governo con la destra non accada mai più. Noi siamo nati per essere alternativi alla destra.
Non per governarci insieme: noi abbiamo valori e prospettive e quindi politiche di governo alternative alla destra. Noi non abbiamo dubbi su chi debba pagare l’Imu e chi no. Noi non abbiamo dubbi circa i diritti delle persone, il diritto alla cittadinanza che si accompagna ai doveri, il valore della scuola e dell’istruzione.
Invece siamo qui ad attraversare ancora una volta una “terra arida” e a chiederci: “sentinella, quanto resta della notte?”. Dobbiamo vigilare insieme e lavorare per costruire un nuovo patto con gli elettori. Potremo farlo solo impossessandoci del PD e chiedendo a chi ha compiuto un errore dopo l’altro di assumersi la responsabilità dell’accaduto. Non mi riferisco a Bersani perché con lui c’era tutto il gruppo dirigente.
Non si ricordano riunioni della direzione che abbiano messo a verbale il dissenso vero di esponenti del gruppo dirigente. Per fratellanza? A me non pare proprio. L’altro ieri Barca ha parlato di “odio” nel PD. Una semplice constatazione che se sei onesto non puoi che formulare. Come fa un partito totalmente privo del senso di comunità a stare insieme? Ma senza verità non si costruisce giustizia e senza giustizia non si costruisce una comunità di persone che possa convivere pacificamente. E’ tempo di verità, e di pulizia.
Occorre un confronto sincero e serio sulle ragioni che ci hanno portato dove non dovremmo essere e ci hanno impedito di essere quello che avevamo sognato. Il modo migliore per fare pulizia è aprire il partito: usciamone noi per stare in mezzo alla gente, ascoltiamo il popolo e assicuriamo a chi lo voglia la possibilità di partecipare. Facciamo crescere la democrazia dentro e fuori il PD e mettiamo finalmente questo partito al servizio del Paese. Ci vorrà molto impegno, molta fatica, molto rigore per costruire una storia nuova.
Bologna 22 giugno 2013
Sandra Zampa